MILANO – “Il decreto rappresenta una sintesi molto avanzata di istanze diverse risolte in accordo con le Regioni e con i sindacati. Nessun centralismo dello Stato. Il Pnrr verrà attuato da tanti soggetti e, visti i tempi estremamente stretti per realizzarlo, è normale che, qualora ci fosse inerzia, non solo delle Regioni o dei Comuni ma di tutte le amministrazioni coinvolte, possano scattare i poteri sostitutivi del governo. Il tutto nel pieno rispetto dell’ordinamento costituzionale”. Così il ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili, Enrico Giovannini, in un’intervista al Corriere della Sera, a proposito del decreto Semplificazioni.
“Senza investire in risorse umane i ministeri e gli altri enti non riuscirebbero a realizzare il Piano. È un passaggio culturale fondamentale: dopo che per anni si è detto che nella Pa si doveva tagliare, ci si è resi conto che per fare grandi investimenti le professionalità sono cruciali”, aggiunge Giovannini, secondo il quale sarà possibile completare le grandi opere in 5 anni come richiede il Pnrr, “primo, perché nel Piano abbiamo messo opere che riteniamo realizzabili in un quinquennio. Secondo, perché il decreto, per la prima volta, affronta tutte le fasi del processo, non solo l’appalto.
C’è una maggiore qualità dei bandi, la velocizzazione delle procedure per la valutazione di impatto ambientale (Via), della tutela del paesaggio e della sicurezza delle opere, tutti elementi cruciali e imprescindibili. Poi si amplia il ruolo del dibattito pubblico. I cittadini potranno discutere sulle opere e presso il nostro ministero c’è una commissione che guiderà questo processo.
Terzo, perché la governance sarà efficace, attivando, se necessario, poteri sostitutivi e commissariamenti. Quarto, procedure di gara più rapide e di maggiore qualità”. Rischi che per far presto si chiuda un occhio sul resto? “Assolutamente no. Anzi. Pensi all’importanza di realizzare una banca dati unica presso l’Anac, che consentirà alla stazione appaltante di verificare le caratteristiche dell’impresa rispetto alla legalità e al rispetto dei diritti dei lavoratori. Oppure al rafforzamento delle norme di controllo sul subappalto”.
(LaPresse)