Domiciliari a la carte: a Napoli si evade per il sushi, per un post su TikTok o per uccidere. 97 casi in 4 mesi

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Operazione dei carabinieri
Operazione dei carabinieri

NAPOLI – Una finestra che non è solo un affaccio sul mondo, ma una via di fuga. Un obbligo di restare a casa percepito come un consiglio, un suggerimento elastico da interpretare a piacimento. Benvenuti nella provincia di Napoli, dove la detenzione domiciliare si trasforma spesso in un gioco del gatto col topo, una sfida quotidiana all’autorità che, da agosto 2025 a oggi, ha prodotto un bilancio impressionante: 55 arresti e 42 denunce per evasione. Quasi cento persone in meno di quattro mesi che hanno deciso, per i motivi più disparati, che le quattro mura di casa erano troppo strette.

Il campionario delle fughe, ricostruito dal meticoloso lavoro dei Carabinieri del Comando Provinciale, è un’antologia del surreale che si mescola alla cronaca più nera. C’è chi, come un 29enne di Calvizzano, non esita a violare i domiciliari e il braccialetto elettronico per un proposito omicida: raggiungere il parco Cerqua di Qualiano e tentare di uccidere la sua ex compagna, una violenza cieca fermata solo dall’intervento dei militari. E poi c’è chi evade per affari, come il 24enne di San Giorgio a Cremano, sorpreso alle 7.30 del mattino da un maresciallo libero dal servizio mentre si apprestava a iniziare la sua giornata di spaccio, con 94 grammi di marijuana e 210 euro in tasca.

Ma l’universo delle evasioni partenopee è costellato anche di episodi che rasentano la commedia. Come la “tentata cena giapponese” di una 46enne di Qualiano, sorpresa in un suv sulla Circumvallazione. Mentre l’ignaro accompagnatore spiegava ai militari la loro destinazione gourmet, lei, riconosciuta nonostante il tentativo di coprirsi il volto, cercava di improvvisare una scusa, mandando in fumo la serata di entrambi. O come il 60enne di Cimitile, convinto che il giorno di Pasquetta giustificasse una “scappatella” al bar per una bibita. Trovato al bancone dagli stessi carabinieri che lo avevano controllato a casa appena un’ora prima, la sua festa è finita con un paio di manette.

La fantasia dei fuggitivi non conosce confini. A Giugliano, un 38enne, di fronte alla notifica di un aggravamento della pena, ha pensato bene di dileguarsi calandosi dalla finestra del bagno, sparendo per settimane prima di essere scovato in una stanza d’albergo a pochi chilometri di distanza. A Ischia, un 21enne, già messo ai domiciliari in mattinata per un furto, ha pensato di far perdere le sue tracce mettendosi in fila per il traghetto con un passamontagna, ottenendo l’effetto contrario e attirando l’attenzione di una pattuglia. C’è persino chi, come un 56enne di Lettere, ha trasformato l’evasione in un format per social media, pubblicando su TikTok i video delle sue uscite non autorizzate, senza sapere che tra i suoi “follower” c’erano anche i Carabinieri della stazione locale, che hanno meticolosamente documentato sei diverse violazioni, rispedendolo dritto in carcere.

Questi episodi, dal più tragico al più grottesco – come il detenuto sorpreso in pasticceria con la famiglia da un carabiniere fuori servizio o l’incredibile fuga “napoleonica” di un 42enne che, autorizzato a lavorare fuori dal carcere sull’Isola d’Elba, ha deciso di non rientrare per tornare dalla famiglia a Marigliano – dipingono un quadro chiaro. La percezione è quella di una misura negoziabile, un fastidio aggirabile. Ma dietro ogni evasione c’è un reato, un rischio concreto per la sicurezza pubblica e un lavoro incessante delle forze dell’ordine. I 97 provvedimenti non sono solo un numero, ma la prova tangibile di una realtà radicata, dove il controllo del territorio richiede occhio, fermezza e una dose infinita di pazienza. Perché a Napoli e dintorni, chi dovrebbe restare a casa è spesso il primo a testare i confini della legge, in una quotidianità che, per chi indossa una divisa, non è mai monotona.

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