Dopo 27 anni viene ritrovata l’arma che ha ucciso Antonino Scopelliti

I responsabili, però, non sono ancora finiti dietro le sbarre

Foto LaPresse - Guglielmo Mangiapane
Di Dario Borriello

ROMA (LaPresse) – Sono passati ormai 27 anni, da quel maledetto 9 agosto 1991. Quando un commando fece fuoco sull’auto in cui viaggiava Antonino Scopelliti, uccidendolo a soli 56 anni. Due colpi alla testa misero fine alla vita del magistrato calabrese. Che di lì a qualche settimana avrebbe rappresentato la pubblica accusa in Cassazione, nel terzo grado del famoso maxi processo alla mafia. Processo istruito da Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e il pool di Palermo. Scopelliti era in vacanza e stava rientrando in macchina verso Campo Calabro, il suo paese d’origine, quando è stato accostato da due persone. Erano in sella a una moto di grande cilindrata e lo aspettavano per compiere l’omicidio commissionato ed eseguito direttamente da Cosa Nostra. Con il ‘permesso’ della ‘ndrangheta, si scoprirà poi nel corso di anni di indagine.

I responsabili, però, non sono ancora finiti dietro le sbarre

In due diversi processi, istruiti a Reggio Calabria, furono condannati in primo grado boss di primo livello. Tra i quali Totò Riina, Bernardo Provenzano, Filippo Graviano e Nitto Santapaola. Ma in appello riuscirono a spuntare l’assoluzione per le discordanze nelle versioni fornite dai collaboratori di giustizia di cui si avvalse la Procura. Dopo quasi trent’anni, il procuratore capo della Dda di Reggio Calabria, Giovanni Bombardieri, ha annunciato il ritrovamento, nel Catanese, dell’arma usata per il delitto. Un fucile a pallettoni. La notizia, data durante le celebrazioni per il tragico anniversario, ha rinverdito le speranze della famiglia del giudice Scopelliti, in primo luogo della figlia Rosanna, ex parlamentare della Repubblica e presidente della Fondazione intitolata alla memoria del padre. “Ringrazio la magistratura che non ha mai smesso di cercare la verità. Finalmente, a distanza di 27 anni, qualcosa si muove“.

Per l’ex deputata “c’è una verità sull’omicidio che ancora deve essere raccontata tutta e fino in fondo. Ma noi abbiamo pazienza”, sottolinea. “Non permetterò mai che si dica che le istituzioni hanno fallito“. Perché “ho fiducia nella magistratura – scrive sui suoi canali social Rosanna Scopelliti -, me l’ha insegnato mio padre“.

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