Se ieri sera, nonostante le dure parole pronunciate dai partiti di centrodestra, il via libera al Conte-bis era dato per scontato, così come effettivamente è stato, oggi il Governo giallo-rosso è atteso dalle Forche Caudine del Senato.
Maggioranza risicata
A Palazzo Madama la maggioranza è risicata. Anzi, secondo alcuni non ci sarebbe affatto. Il numero magico è 161, anche se potrebbe essere più alto per via dei senatori a vita. Al momento M5S, Pd e Leu avrebbero proprio 162 voti. Almeno sulla carta.
Gli incerti
Ma M5S e Pd non sono certi di poter contare sul voto favorevole di tutti i propri senatori. Anzi, qualcuno si è già defilato: Gianluigi Paragone (M5S) ha già annunciato che voterà contro perché contrario all’alleanza con i dem. Non dovrebbe presentarsi a Palazzo Madama Matteo Richetti (Pd), contrario all’intesa con i pentastellati. Emma Bonino (+Europa) ha invece annunciato che il suo gruppo voterà contro. Senza contare che potrebbero essere i voti contari anche di alcuni senatori a vita e di una parte critica interna al M5S. Insomma, bisognerà davvero utilizzare il pallottoliere per essere certi che il Conte-bis ottenga la fiducia e possa effettivamente mettersi al lavoro.
I possibili aiuti
Ci sono però anche senatori che sarebbero favorevoli al Governo pur non facendo parte di uno dei sei maggiori partiti coinvolti. E’ il caso di Riccardo Nencini (Psi) e degli indipendenti Gianclaudio Bressa e Pier Ferdinando Casini. A questi potrebbero aggiungersi anche alcuni epurati del M5S: si vocifera di un voto favorevole da parte di Paola Nugnes, Gregorio De Falco, Maurizio Buccarella, Saverio De Bonis e Carlo Martelli. Probabile voto di astensione per i 4 esponenti del Svp: in questo caso la loro presenza non verrà conteggiata per individuare il quorum e questo sarebbe certamente un vantaggio per il Governo Conte-bis.
Il diktat del centrodestra
L’assenza dei senatori aiuterebbe il Governo, per questo i leader del centrodestra (Berlusconi per Forza Italia, Salvini per la Lega e Meloni per Fratelli d’Italia) hanno serrato le file dei propri gruppi invitando tutti i propri senatori ad essere presenti in Aula (così da tenere alto il quorum) e di votare contro questo Governo. In caso contrario i tre partiti potrebbero addirittura arrivare all’espulsione del senatore assente.