Di Antonella Scutiero
ROMA (AWE/LaPresse) – Detto, fatto. All’indomani dell’azzeramento del Cda disposto dal ministro Danilo Toninelli, l’Ad di Ferrovie dello Stato Renato Mazzoncini, ovviamente, lascia il suo incarico. Lo fa con una lettera ai dipendenti. In cui denuncia che l’addio arriva per la “decisione del nuovo governo di applicare lo spoil system“. All’accusa arriva a stretto giro la risposta del governo: “La decadenza del cda di Fs, deriva dalla mancata osservanza di una precisa clausola etica dello statuto. Ciò, in relazione alla posizione dell’amministratore delegato“, spiegano fonti del Mit.
Che poi precisano che non c’è stato alcun atto “contra legem da parte dell’organo amministrativo”
“che – ovviamente – ha comunque operato secondo prerogative del tutto legittime“. Il riferimento è alla clausola etica presente nello Statuto delle Fs. In cui c’è scritto che “costituisce causa di ineleggibilità o decadenza per giusta causa, senza diritto al risarcimento danni, dalle funzioni di amministratore, l’emissione a suo carico di una sentenza di condanna, e fatti salvi gli effetti della riabilitazione“.
L’ormai ex Ad di Fs è stato rinviato a giudizio per truffa per il caso di Umbria Mobilità. A consentire l’intervento del governo è la legge Frattini del 2002, che prevede la possibilità di rimuovere i vertici delle società controllate se nominati nei sei mesi precedenti l’insediamento del nuovo esecutivo.