RIMINI – “Momento complesso per l’Italia e l’Ue”: le parole di esordio del premier Mario Draghi al meeting di Rimini, accolto da una vera e propria standing ovation. Il capo del Governo ha ringraziato il pubblico “per il calore dell’accoglienza. Il vostro entusiasmo – ha detto – mi colpisce”. Conclusi i convenevoli è andato dritto al cuore della questione: la situazione è difficile a causa di un quadro geopolitico in rapida trasformazione. “Ci sono il ritorno della guerra e le tensioni su Taiwan”. Draghi ha poi guardato all’immediato futuro, con le elezioni oramai alle porte: “Sono convinto che il prossimo governo, di qualunque colore sarà, riuscirà a superare le difficoltà che sembrano insormontabili: l’Italia ce la farà anche questa volta. Tra poche settimane gli italiani sceglieranno il nuovo parlamento. Vi invito tutti ad andare a votare. Dopo le elezioni mi auguro che chiunque avrà il privilegio di andare al governo saprà rappresentare lo spirito repubblicano che ha animato dall’inizio il nostro esecutivo”.
Nel suo discorso, Draghi ha fatto un salto indietro, ricordando il suo precedente intervento al meeting in cui “provai – ha detto -a disegnare una politica economica adatta a un momento così duro. Parlai dell’assoluta necessità di sostenere le famiglie, le imprese, in un periodo di recessione profonda, e dissi di tornare a una crescita sostenibile e condivisa. Parlai della distinzione tra ‘debito buono’ e ‘debito cattivo’, ovvero tra la spesa che permette a un’economia di rafforzarsi e quella per interventi che non fanno crescere né la produzione né l’equità sociale; dell’importanza di sostenere i più deboli e i più giovani. Queste idee hanno ispirato l’azione del governo di unità nazionale che il Presidente della Repubblica mi ha poi chiesto di guidare, qualche mese dopo, per rispondere alle crisi che stavamo attraversando. Adesso come allora, il Meeting è un’occasione unica per guardare avanti, con immaginazione e anche con pragmatismo. Per ragionare sul Paese che siamo, su quello che vogliamo diventare”
“La a congiuntura economica – ha proseguito il premier – è segnata da profonda incertezza: il notevole aumento del tasso d’inflazione è partito dal costo dell’energia, si è trasmesso ai beni alimentari, e oggi pesa in modo molto gravoso sui bilanci delle famiglie e delle imprese; il rallentamento della crescita globale si ripercuote negativamente sulle esportazioni; le condizioni di accesso al credito cominciano a peggiorare, questo avrà sicuramente effetti sugli investimenti. I cambiamenti climatici si manifestano in modo minaccioso e richiedono una risposta decisa e urgente. Fenomeni meteorologici estremi sono sempre più comuni, con conseguenze spesso tragiche. Penso al dramma della siccità, che ha colpito in particolare il bacino del Po; allo scioglimento dei ghiacciai come quello della Marmolada; ai violenti nubifragi”.
E’ stata anche l’occasione per tirare le somme del suo operato avvenuto in un periodo caratterizzato dagli effetti nefasti dell’emergenza sanitaria: “Sembravamo avviati verso una ripresa lenta e incerta. A diciotto mesi di distanza, possiamo dire che non è andata così. Gli italiani hanno reagito con coraggio e concretezza, come spesso hanno fatto nei momenti più difficili, e hanno riscritto una storia che sembrava già decisa. Insieme, abbiamo dimostrato ancora una volta che l’Italia è un grande Paese, che ha tutto quello che serve per superare le difficoltà che la storia ci mette di nuovo davanti. Il governo ha fatto del proprio meglio: per rispondere con prontezza alle esigenze degli italiani; per compiere tutte le scelte necessarie con indipendenza di giudizio; per mantenere alta la credibilità di fronte ai cittadini e ai partner internazionali; e per cercare sempre l’unità di intenti, il dialogo, la coesione sociale. Questo è stato il nostro metodo di lavoro”.
E sulla questione del gas russo Draghi ha spiegato che “la nostra agenda di diversificazione dal gas russo è stata fondamentale per dare a cittadini e imprese maggiore certezza circa la stabilità delle forniture. Se sarà realizzata nei tempi previsti l’istallazione di due nuovi rigassificatori, l’Italia sarà in grado di diventare completamente indipendente dal gas russo a partire dall’autunno del 2024. È un obiettivo fondamentale per la sicurezza nazionale, perché la Russia non ha esitato a usare il gas come arma geopolitica contro l’Ucraina e i suoi alleati europei. Si parla molto di sovranità, ma dipendere, come è accaduto in passato, per quasi metà delle proprie forniture di gas da un Paese che non ha mai smesso di inseguire il suo passato imperiale è l’esatto contrario della sovranità. Non deve accadere mai più. I risultati dei nostri sforzi sono già visibili. A differenza di altri Paesi europei – ha poi aggiunto – le forniture di gas russo in Italia sono sempre meno significative, e una loro eventuale interruzione avrebbe un impatto minore di quanto avrebbe avuto in passato. Il livello di riempimento degli stoccaggi ha ormai toccato l’80%, in linea con l’obiettivo di raggiungere il 90% entro ottobre. Il governo ha predisposto i necessari piani di risparmio del gas, con intensità crescente a seconda della quantità di gas che potrebbe venire eventualmente mancare. Ma avete sentito il ministro Cingolani e cosa preveda per quanto riguarda il risparmio energetico”.