NAPOLI – Non si è ancora spenta l’eco del dramma consumatosi il 25 luglio al Rione Alto, dove tre operai sono precipitati nel vuoto in un cantiere di via Domenico Fontana, che la tragedia si è fatta ancora più cupa. Raffaele Romano, fratello di Luigi Romano, una delle tre vittime, è stato stroncato da un malore pochi giorni dopo l’incidente. I familiari sono convinti che il dolore per la perdita del fratello lo abbia travolto. Un’ipotesi che non necessita conferme scientifiche per rendere evidente la devastazione che un lutto così improvviso e assurdo può generare. Quel giorno hanno perso la vita Luigi Romano, 67 anni, di Arzano, Ciro Pierro, 62 anni, di Calvizzano, e Vincenzo Del Grosso, 52
anni, del rione Sanità.
Stavano lavorando a decine di metri d’altezza quando il montacarichi su cui si trovavano si è spezzato, trascinandoli nel vuoto. Un volo fatale che ha sollevato interrogativi immediati sulla sicurezza dell’impianto, sulla sua installazione e sulla regolarità dei rapporti di lavoro. Interrogativi a cui ora tenta di dare risposte la Procura di Napoli. Le indagini, coordinate dal pubblico ministero Stella
Castaldo e dal procuratore aggiunto Antonio Ricci, si stanno concentrando sulle condizioni del montacarichi. Le operazioni peritali disposte dalla magistratura si sono concluse con un primo elemento inquietante: alcuni bulloni del sistema di sollevamento erano talmente
allentati da poter essere svitati a mano. Un’anomalia che fa temere una manutenzione inesistente o un montaggio frettoloso e superficiale.
Attenzione particolare è stata dedicata al punto in cui il traliccio si sarebbe spezzato. In quella zona era evidente una precedente saldatura,
segno forse di un tentativo di riparazione mal eseguito. Il carico – formato dal cestello, dagli operai e dai materiali trasportati – potrebbe aver esercitato una pressione eccessiva su una struttura non adeguatamente ancorata. Un errore tecnico o una negligenza che potrebbe essere costata la vita a tre persone. Nel frattempo, la Polizia Scientifica e l’Ispettorato del Lavoro hanno acquisito la documentazione tecnica
del macchinario. L’impianto era stato fornito in noleggio “a freddo”, senza operatore, e si cerca ora di ricostruire la catena delle responsabilità, partendo dalla ditta fornitrice fino ad arrivare a chi ha fisicamente installato il montacarichi. Emergono elementi inquietanti anche sul piano occupazionale: due delle tre vittime risulterebbero impiegate in nero, dettaglio che aggiunge ulteriore amarezza alla vicenda. Al momento, quattro persone sono state iscritte nel registro degli indagati con l’accusa di omicidio colposo plurimo.