NAPOLI – Droga e cellulari ai detenuti. I clan ‘fanno rifornimento in volo’. E usano i droni per avere un contatto diretto con gli affiliati reclusi. Di più. Il prossimo step potrebbe essere il trasporto di armi. Come è successo qualche giorno fa nel carcere di Frosinone. “Ormai avviene di continuo. Un giorno sì e l’altro pure – ammette al telefono un investigatore della Penitenziaria – difficile sorprendere un drone in volo. Li becchi quando cadono. Si impigliano in un filo, o vengono travolti da una folata di vento. Li trovi a terra. E qui restano. Chi li pilota, non riesce a recuperarli e li sequestriamo”. Li usano un po’ tutti. Non c’è un clan che ne fa a meno. Questo emerge dalle ultime informative della polizia. Ma il gruppo che più lo usa è l’Alleanza di Secondigliano. Fin qui si può dire. Il resto è scritto in una inchiesta della Procura sul fenomeno. Non è un caso il drone sorpreso in discesa sul carcere di Secondigliano sabato. Alle ore 20 la polizia penitenziaria, già allertata dal precedente sorvolo del pomeriggio, con il calare delle tenebre individua il velivolo, che volteggiava sul Reparto S-3, dove sono reclusi i detenuti appartenenti al circuito detentivo dell’Alta Sicurezza. L’apparecchio telecomandato, che trasportava il suo carico legato a un filo, è riuscito a giungere a destinazione, in una cella del secondo piano. L’arrivo del drone è stato anticipato dal frastuono di fuochi d’artificio fatti esplodere all’esterno con il sicuro scopo di coprire il rumore dell’apparecchio volante e nel contempo come segnale ai destinatari dell’arrivo del materiale. Ma gli agenti hanno fatto irruzione nella cella e hanno sequestrato 12 telefoni cellulari, di cui 10 del tipo micro e 2 smartphone, cinque panetti di hashish per un totale di mezzo chilo e diversi grammi di sostanza del tipo cocaina. Il drone, portata a termine la missione, è rientrato verso il vicino quartiere di Scampia.
Insomma ora l’allarme è alto. Droghe, pornografia e telefoni cellulari. Sono solo alcuni degli oggetti che i detenuti hanno cercato di farsi recapitare in carcere mediante l’uso di un drone. La goccia che ha fatto traboccare è arrivata pochi giorni fa. Per la precisione, nel carcere di Secondigliano dove sabato, tra le ore 18 e alle 20 si sono registrati sorvoli di droni. Nel 2020 nelle carceri italiane sono stati rinvenuti 1.761 telefoni cellulari. Erano stati 1.206 nel 2019 e 394 nel 2018. Nel carcere di Frosinone, il 3 giugno, era atterrato un drone, prelevato dagli agenti, con tre cellulari. Andando a ritroso nel tempo sono oramai tantissimi i precedenti, da Secondigliano a Taranto dove addirittura, per coprire il rumore dei droni durante la notte, erano stati organizzati dei fuochi d’artificio nelle vicinanze del carcere. Ma la situazione non è migliore nel resto del mondo. A inizio agosto, nottetempo, nel cortile del carcere di Nîmes, in Francia, si è schiantato un drone con alcuni seghetti da metallo. Nel carcere di Bedford, Regno Unito, un anno e mezzo fa era atterrato un drone con un piccolo quantitativo di hashish, un cacciavite, un coltello e un telefono cellulare. Anche in Germania i tentativi di attacco a strutture carcerarie con piccoli apparecchi volanti sono sempre più frequenti. Gli Usa precursori – Da questo punto di vista gli Stati Uniti sono stati precursori in questo fenomeno. Già diversi anni fa i primi casi: nel carcere di Mansfield, in Ohio, dove degli stupefacenti e del tabacco sganciati da un mini-drone nel cortile del penitenziario avevano scatenato una rissa tra i detenuti sulla proprietà di quell’involucro. Stessa cosa era successa nel centro di detenzione dello Utah, vicino a Draper, dove le sentinelle hanno avvistato un oggetto volante, non un ufo, ma identificato proprio come drone che una volta scoperto si era allontanato.Nemmeno la Svizzera è stata risparmiata. Nel penitenziario Bonstadel di Menzingen (Zugo) c’era stato già nel 2014 un tentativo di trasportare un telefono cellulare all’interno della struttura con un drone.