Querelare è un diritto, come scrivere le notizie. Pesi e contrappesi, attacchi e reazioni. Il problema, però, è che stavolta a denunciare un articolo di giudiziaria (che lo riguarda) è Carlo De Benedetti. ‘Problema’ perché è stato il patron di un giornale in grado di fare importanti scoop (di giudiziaria e non). ‘Problema’ perché ha scelto di farlo, ha spiegato il suo portavoce, ritenendo “non rispettati – come riporta Il Fatto Quotidiano – i dovuti obblighi di riservatezza”.
Veniamo alla cronaca. Al centro degli articoli che hanno fatto imbestialire De Benedetti c’è una presunta contestazione delle fiamme gialle di Torino ad una delle società dell’ingegnere, la Aldabra società semplice
Il 99% dell’azienda è di De Benedetti, l’uno, invece, di Massimo Segre. Stando alla tesi degli investigatori, la società non avrebbe comunicato investimenti detenuti “in Stati o territorio a fiscalità privilegiata”. La cifra in ballo, ha riportato Il Fatto, è di 19 milioni e 995mila euro all’anno e riguarda uno yacht costruito a Viareggio e registrato alle Cayman, noto paradiso fiscale. L’ipotizzata condotta illecita avrebbe determinato un’evasione da oltre 120 milioni di euro.
Veder scritta la notizia sui giornali ha destato “profonda sorpresa nell’ingegnere”. Perché “basata sul nulla”. La contestazione, aveva battuto l’Ansa, sarebbe stata notificata dalla guardia di finanza di Torino all’Agenzia delle Entrate.
De Benedetti ha annunciato di aver già dato mandato al suo legale, il professor Franco Coppi per “avviare azioni a tutela della sua reputazione”. Insomma, vuole querelare. Denunciare uno scoop. Se la notizia fosse falsa, infondata, va bene. Ma se è intenzionato a denunciare solo perché basata su un documento vero ma (forse) per ora ancora segreto, rappresenterebbe un atteggiamento incomprensibile. Perché chi vuole querelare è un ex editore di giornali che degli scoop avevano fatto la loro forza, la loro qualità. Due pesi e due misure?