Il Papa emerito Joseph Ratzinger, il primo ad abdicare da sei secoli, è morto nel suo appartamento tra le mura dell’ex monastero Mater Ecclesiae, nella Città del Vaticano, dove si era ritirato dal 2013 per dedicarsi alla preghiera e ai suoi scritti teologici. È stato il 265mo Papa della Chiesa cattolica e il settimo pontefice di nazionalità tedesca. Innovatore della Teologia, è stato considerato uno dei più illustri intellettuali dell’ultimo secolo. E’ stato il primo Papa nella storia a comunicare con il mondo tramite un social network quando, il 12 dicembre del 2012, postò il suo messaggio di saluto su Twitter.
Nato il 16 aprile 1927, a Marktl am Inn in Germania, e salito al soglio pontificio il 19 aprile 2005 con il nome di Benedetto XVI, è rimasto in carica fino al compimento del suo 86esimo compleanno quando decise di ritirarsi: “Dopo aver ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio – dichiarò l’11 febbraio 2013 – sono pervenuto alla certezza che le mie forze, per l’età avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino”. Lasciò ufficialmente l’incarico qualche giorno dopo, il 28 febbraio.
Fu lui stesso, dopo la rinuncia, a scegliere il titolo di ‘Papa emerito’. È stato uno dei pochissimi Papi ad aver rinunciato al ministero petrino: nella storia della Chiesa cattolica altri sette pontefici – tra i casi considerati attendibili – fecero la medesima scelta. Si tratta di Clemente I, Ponziano, Silverio, Benedetto IX, Gregorio VI, Celestino V e Gregorio XII. Alcuni interpretarono la scelta di abdicare come un atto di responsabilità di Papa Benedetto XVI dinnanzi alla difficoltà di gestire con polso saldo il cattolicesimo mondiale, reduce allora dalle tempeste dello scandalo pedofilia e della stagione Vatileaks.
Joseph Aloisius Ratzinger nacque in una famiglia modesta: il padre era commissario di gendarmeria, mentre la madre aveva lavorato come cuoca in alcuni alberghi della Baviera. Ratzinger è cresciuto nella Germania degli anni Trenta, conoscendo gli orrori del nazismo e della guerra. Nel 1939, all’età di 12 anni entra in seminario (in cui rimase fino al 1942) e nel 1941 fu iscritto nella Gioventù hitleriana, come prevedeva la legge, sebbene contro il suo volere. A 16 anni lui e il fratello Georg furono reclutati nel programma paramilitare Luftwaffenhelfer, ovvero il personale di supporto alla Luftwaffe a Monaco. Nel 1944 fu arruolato nell’esercito tedesco a Monaco e assegnato alla caserma di fanteria di Traunstein. Non andò mai al fronte, non partecipò mai a scontri armati e non sparò nemmeno un proiettile. Con la disfatta della Germania, nell’aprile del 1945, il futuro Papa fu recluso come prigioniero di guerra vicino Ulma. Fu rilasciato il 19 giugno. Nel 1946 Joseph si iscrisse all’Istituto superiore di Filosofia e Teologia di Frisinga, in Baviera. Il 29 ottobre 1950, a 23 anni, fu ordinato diacono. Il 29 giugno 1951, insieme al fratello Georg, fu ordinato presbitero.
Nel 1953 discusse la tesi di dottorato in Teologia su sant’Agostino, dal titolo ‘Popolo e casa di Dio nella dottrina agostiniana della Chiesa’, riportando la valutazione massima summa cum laude. Nel 1955 presentò la dissertazione su san Bonaventura dal titolo ‘La teologia della storia di san Bonaventura’, per l’abilitazione all’insegnamento universitario. Nel maggio del 1957 ottenne la cattedra di Teologia fondamentale all’Università di Monaco. Nel dicembre dello stesso anno quella di teologia dogmatica e fondamentale all’Istituto superiore di teologia e filosofia di Frisinga. Nel 1959 diventò professore all’Università di Bonn. Nel 1962 partecipò al concilio Vaticano II. Nel 1963 si trasferì all’Università di Münster. Dal 1959 al 1969 insegnò a Bonn, Münster, e Tubinga. Nel 1969 divenne professore ordinario di teologia dogmatica e storia dei dogmi all’Università di Ratisbona: qui fu vicepresidente dal 1976 al 1977.
Il 24 marzo 1977 venne nominato arcivescovo di Monaco e Frisinga da Papa Paolo VI ed il 28 maggio dello stesso anno ricevette la consacrazione episcopale. Il 27 giugno dello stesso anno, sempre Paolo VI lo nominò cardinale, definendolo un “insigne maestro di teologia”. Nel 1978, ad agosto e ad ottobre, prese parte ai conclavi che elessero al soglio pontificio rispettivamente Albino Luciani e Karol Wojtyla. Nel 1981 Giovanni Paolo II lo nominò prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, presidente della Pontificia Commissione Biblica e della Commissione Teologica Internazionale. Dal 1986 al 1992 fu chiamato a presiedere la Commissione per la preparazione del Catechismo per la Chiesa universale. Il 15 aprile 1993 fu elevato alla dignità di cardinale vescovo e gli fu affidata la sede di Velletri-Segni, che mantenne fino al 2005, quando fu eletto Papa.
Dal 2003 e fino alla morte di Giovanni Paolo II, nel 2005, Ratzinger fu presidente della Commissione cardinalizia per la preparazione del Compendio del Catechismo della Chiesa cattolica. In veste di decano del Sacro Collegio, venerdì 8 aprile 2005, presiedette i funerali di Giovanni Paolo II e la sua omelia sarebbe passata alla storia come suo “programma di pontificato”. In essa denunciò il pericolo di una “dittatura del relativismo, che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie”, opponendo a essa “un’altra misura: il Figlio di Dio, il vero uomo”, “misura del vero umanesimo”, “criterio per discernere tra vero e falso, tra inganno e verità”. Ratzinger affermò che “questa fede adulta dobbiamo maturare, a questa fede dobbiamo guidare il gregge di Cristo” anche se “avere una fede chiara, secondo il Credo della Chiesa, viene spesso etichettato come fondamentalismo”.
Ratzinger fu eletto Papa nel pomeriggio del 19 aprile 2005, il secondo giorno del conclave, al quarto scrutinio. Scelse il nome di Benedetto XVI in onore di Benedetto XV, “che ha guidato la Chiesa in un periodo travagliato a causa del primo conflitto mondiale. Fu coraggioso e autentico profeta di pace e si adoperò con strenuo coraggio dapprima per evitare il dramma della guerra e poi per limitarne le conseguenze nefaste”.
Nelle vesti di Papa, Ratzinger, oltre a numerose visite apostoliche in Italia, ha visitato 21 Paesi in tutti i continenti del mondo. Nel suo terzo viaggio intercontinentale, a Sidney, in Australia, per la giornata mondiale della gioventù nel 2008, prima di ripartire decise di incontrare un gruppo di persone che avevano subìto atti di pedofilia da parte di religiosi cattolici. Ratzinger condannò duramente gli abusi definendoli “misfatti” che devono essere “condannati in modo inequivocabile”. Essi “hanno causato grande dolore e hanno danneggiato la testimonianza della Chiesa. Le vittime devono ricevere compassione e cura e i responsabili di questi mali devono essere portati davanti alla giustizia”.
(Lapresse – Giusi Brega)