Edicole, una “Notte” per non morire

Gli operatori: margini di guadagno irrisori e pochi aiuti dalle istituzioni

NAPOLI – Un’iniziativa per richiamare l’attenzione su un settore commerciale in crisi. Le edicole, punto di incontro e di cultura, vanno diminuendo e i progetti dei Governi per rilanciarle restano nelle intenzioni. Stasera a Fuorigrotta è in programma dalle 19 alle 21 la “Notte delle edicole”, organizzata dal Sindacato nazionale giornalai d’Italia. Fra i provvedimenti chiesti dalla sigla di categoria, una quota di 10 centesimi per ogni copia consegnata ai punti vendita, modalità diverse di distribuzione per preservare le edicole, nuove destinazioni d’uso per i chioschi. Ma cosa ne pensano i singoli operatori?

“Bisognerebbe darci la possibilità di vendere qualche altro articolo – dice Giovanni Veneruso, titolare dell’edicola di Calata San Marco 1 a Napoli – ma i tentativi effettuati finora non si sono rivelati risolutivi. Si prenda ad esempio la possibilità di rilasciare i certificati anagrafici: è impossibile per un edicolante perdere 20 minuti per guadagnare un euro. C’è poi da dire che siamo praticamente schiavi dei distributori: magari si potrebbe cercare un rapporto diretto con gli editori. Se non mi viene riconosciuto il reso, il rischio è tutto mio e va tenuto conto dei margini irrisori che ci vengono corrisposti”.

Per Pasquale Chianese, titolare dell’edicola “Il gabibbo” a Cardito, “la diffusione dell’online ha ridimensionato tutto, anche se c’è ancora chi acquista il giornale per avere un’informazione più approfondita. A questo si aggiunga che i grandi quotidiani nazionali propongono abbonamenti online a costi bassi, confondendo il lettore, con il risultato che alla fine non si acquista né la copia cartacea né quella digitale”. Sempre i “giornaloni” hanno poi un’altra abitudine deleteria: “Con gli inserti proposti frequentemente il costo complessivo diventa eccessivo”. Servirebbero iniziative per incentivare ad acquistare i quotidiani: “Si potrebbe pensare anche a premi fedeltà con raccolte punti”. Dalle nostre parti iniziative come quella dei certificati anagrafici sono state intraprese a macchia di leopardo, in quanto non sempre i Comuni hanno stretto i relativi accordi.

“Sull’iniziativa dei certificati – commenta Nello Iaucci dell’edicola Rea di via G.M. Bosco a Caserta – tanti Comuni hanno fatto solo chiacchiere. Secondo me dovrebbero essere anche gli editori a puntare di più sul cartaceo, anche per elevare il livello culturale: oggi ormai si leggono solo i titoli. La nostra edicola lavora abbastanza, ma il settore viene trascurato dai distributori locali: i margini di guadagno son denigranti per chi si alza alle 4 del mattino per lavorare”. In fin dei conti, “è l’intera catena della lettura a essere umiliata, mentre invece bisognerebbe capire che distribuire e vendere più copie ha un effetto positivo sull’indotto, da chi scrive a chi stampa. Bisognerebbe spingere sui posti di lavoro – conclude Iaucci – ma purtroppo al giorno d’oggi è la finanza che comanda tutto”.

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