Editoria, attentato alla democrazia. Il Governo ‘dimentica’ le risorse a tutela del pluralismo

Foto Roberto Monaldo / LaPresse Nella foto Giorgia Meloni

NAPOLI – Il diritto a informare e ad essere informati è universalmente riconosciuto come irrinunciabile per le democrazie. La Costituzione italiana, che tutti i partiti dicono di voler tutelare e che poi puntualmente provano a modificare o ignorare, lo prevede all’articolo 21. Ma si tratta di un diritto che va oltre i confini della nostra penisola, naturalmente. La Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea lo esplicita all’articolo 11: “Ogni persona ha diritto alla libertà di espressione. Tale diritto include la libertà di opinione e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza che vi possa essere ingerenza da parte delle autorità pubbliche e senza limiti di frontiera”. Non c’è democrazia se i cittadini non sono adeguatamente informati da fonti libere da ingerenze, da fonti indipendenti da potentati economici o da partiti politici. Il pluralismo è linfa vitale per una buona democrazia, aiuta i cittadini a conoscere e a far valere i propri diritti senza essere ridotti a sudditi o, peggio ancora, clienti chiamati a votare per questo è quel partito senza avere coscienza delle proposte che portano, come se fossero convocati per un banale televoto su chi canta o balla meglio. Il pluralismo dell’informazione avvicina i cittadini alle istituzioni, li rende parte di una comunità consapevole. Eppure il Governo italiano sembra aver dimenticato di inserire nella propria manovra il fondo per il pluralismo, uno stanziamento minimo per le risorse per lo Stato, ma che è vitale per i giornali indipendenti, per le cooperative di giornalisti, per gli operatori dell’informazione locale che ogni giorno vi garantiscono di leggere la verità su quello che accade nei vostri territorio e non vi lascia in pasto alla giunga di fake news che vi riempiono il cellulare di notifiche.

Una scelta che potrebbe essere una dimenticanza, seppur grave, ma che se non fosse corretta dimostrerebbe in maniera incontrovertibile che ai partiti, al di là del colore politico, di rispettare la Costituzione, di combattere l’astensionismo, di avere cittadini consapevoli e capaci di avere un pensiero libero e critico, non frega assolutamente nulla. A denunciare quanto sta accadendo nel silenzio di tanti dei media più importanti (cancellare la concorrenza, seppur piccola e locale, farebbe non poco felici i potentati economici), è la Fieg (Federazione italiana editori giornali) che ha lanciato un appello all’intero Parlamento: “Gli editori, rilevato che: nella legge di Bilancio si stanziano a sostegno del cinema e degli spettacoli dal vivo (musica, teatro, danza e circhi) un miliardo e 60 milioni di euro per il 2025; gli oneri stimati a carico dello Stato per il Superbonus 110% sono pari a 123 miliardi di euro; interventi di sostegno al settore sono stati promossi e finanziati dai precedenti Governi nella scorsa legislatura: esprimono sconcerto per la decisione dei partiti della maggioranza di Governo di abbandonare nella Legge di Bilancio per il 2025 il settore dell’informazione professionale e di qualità. Rivolgono un appello a tutti i Parlamentari italiani affinché votino gli interventi per garantire effettività all’art. 21 della Costituzione e al Pluralismo dell’informazione”.

Dopo la stretta del governo sulla cronaca giudiziaria, che impedirà ai giornali di pubblicare le ordinanze prima dell’udienza preliminare (in sostanza saprete soltanto dopo mesi quello che sta accadendo in un inchiesta), eliminare il fondo per il pluralismo farebbe saltare in aria il sistema informativo libero del nostro Paese. Anche piuttosto inspiegabile visto che nella stessa manovra c’è un investimento da 20 milioni per sostenere le edicole. E che senso ha se le edicole non avranno più giornali da vendere? Il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, a più riprese ha chiesto di avere grande attenzione a questo settore. E il suo è un parere istituzionale fondamentale, della massima autorità che difende la Costituzione e i cittadini. Uccidere la libera informazione è un attentato da parte di chi governa alla democrazia. Perché, cari lettori, a essere danneggiati saremo noi operatori dell’informazione, certo, ma soprattutto voi, come cittadini. Perché, e non va mai dimenticato, noi lavoriamo (con tutti i nostri limiti) tutti i giorni per voi. Per raccogliere le vostre denunce, per raccontarvi quello che accade più in profondità, per denunciare camorra e colletti bianchi, per raccontare le vostre imprese, le vostre battaglie, la vostra rabbia, per migliorare la vostra vita, per denunciare quello che non va, per esaltare ciò che funziona per farlo funzionare ancora meglio. Pensiamo, e speriamo, sia una dimenticanza quella del Governo (Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni – foto Lp – in passato ha dimostrato grande attenzione all’editoria locale indipendente) che sarà corretta nelle prossime ore. E’ in gioco la democrazia. La libertà. La vostra, la nostra.

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