Effetto lockdown sulle imprese, tonfo della produzione di marzo: 270mila a rischio chiusura

A subire il contraccolpo della pandemia sono tutti i principali settori di attività economica

MILANO – Il bilancio del lockdown sulle imprese italiane è quasi definitivo. L’Istat segnala a marzo un crollo senza precedenti della produzione, che segna un tonfo del 29,3% su base annua. Per il Codacons si tratta di “una vera e propria Caporetto” per l’industria italiana, mentre l’Unione Nazionale Consumatori parla di “terremoto che ha abbattuto” il sistema industriale. Un ulteriore segnale di allerta proviene da Confcommercio, secondo cui sono quasi 270 mila le imprese italiane che rischiano la chiusura definitiva.

Produzione industriale in calo

Nel primo mese di lockdown la produzione industriale italiana diminuisce del 28,4% rispetto a febbraio e del 29,3% su base annua. L’istituto di statistica rileva che nel mese sono state “le condizioni della domanda e le misure di contenimento dell’epidemia di Covid-19” a determinare “un crollo della produzione industriale italiana”. Si tratta della maggior flessione di sempre, perlomeno dall’inizio delle serie storiche dell’Istat (1990), che supera i valori registrati nel corso della crisi del 2008.

A subire il contraccolpo della pandemia sono tutti i principali settori di attività economica. Le variazioni più rilevanti sono quelle dei settori della fabbricazione di mezzi di trasporto (-52,6%), delle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (-51,2%), della fabbricazione di macchinari e attrezzature n.c.a. (-40,1%) e della metallurgia e fabbricazione di prodotti in metallo (-37%). Il settore auto segna un calo del 62,6%. La minor flessione si registra invece nelle industrie alimentari, bevande e tabacco (-6,5%).

Le associazioni dei consumatori lanciano l’allarme

In allerta le associazioni dei consumatori. L’Unione Nazionale Consumatori denuncia una “disfatta” e prende atto di una caduta “che non ha precedenti neanche rispetto all’anno horribilis del 2009. Secondo il Codacons “il vero problema è che anche al termine del lockdown l’industria risentirà in modo importante dell’effetto coronavirus, per il semplice fatto che migliaia di aziende non riusciranno più a riaprire, e numerosi cittadini perderanno il lavoro, con conseguenze per l’intera economia nazionale”.

Le stime di Confcommercio

Su questo nodo fa il punto uno studio di Confcommercio. Secondo il centro studi dell’organismo sono quasi 270 mila le imprese del commercio e dei servizi che rischiano la chiusura definitiva se le condizioni economiche non dovessero migliorare rapidamente, con una riapertura piena ad ottobre. Una stima prudenziale che potrebbe essere anche più elevata perché – oltre agli effetti economici derivanti dalla sospensione delle attività – va considerato anche il rischio dell’azzeramento dei ricavi a causa della mancanza di domanda e dell’elevata incidenza dei costi fissi sui costi di esercizio totali che, per alcune imprese, arriva a sfiorare il 54%. Un rischio “molto probabile” secondo Confcommercio e che incombe anche sulle imprese dei settori non sottoposti a lockdown.

(AWE/LaPresse/di Francesca Conti)

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