Egitto, processo Zaki rinviato al 28/9. Amnesty: “Terrificante vederlo in manette”

"Un'immagine terrificante, perché le manette ai polsi di un uomo innocente e provato da 19 mesi di detenzione preventiva fanno impressione".

MILANO – “Un’immagine terrificante, perché le manette ai polsi di un uomo innocente e provato da 19 mesi di detenzione preventiva fanno impressione”. Le parole di Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, esprimono il forte disagio registrato al momento dell’ingresso al Tribunale di Mansoura di Patrick Zaki, giovane studente egiziano, detenuto nelle carceri d’Egitto dallo scorso 8 febbraio 2020. Il processo è stato rinviato oggi al prossimo 28 settembre, dopo un’udienza lampo a cui erano presenti gli avvocati del giovane, i rappresentanti delle ambasciate di Italia, Germania e Canada, oltre a un avvocato della Ue.

Dopo quasi due anni di detenzione preventiva, solo ieri è arrivata una repentina accelerazione. Zaki viene accusato formalmente di “diffusione, in patria e all’estero, di notizie false contro lo Stato egiziano”. Rischia fino a 5 anni. Oggi l’aggiornamento del processo, che spalanca le porte ad altre due settimane di attesa.

Dopo la notizia, le istituzioni italiane tornano a prendere parola in difesa di Zaki. A partire da quelle locali. Prima con il sindaco di Bologna Virginio Merola, che si dice “confidente nel fatto che il rinvio del processo serva a farlo liberare”. Poi con il governatore dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, che si aspetta un governo “che possa incidere sulla vicenda” e dichiara di voler “continuare a battersi per la richiesta di scarcerazione e per la concessione della cittadinanza italiana a Patrick”. Tema, quest’ultimo, toccato anche dalla presidentessa dell’Assemblea Nazionale del Pd, Valentina Cuppi. Per cui l’Italia “non può e non deve rimanere alla finestra. Basta. Serve concedergli la cittadinanza italiana e serve farlo adesso”.

Nell’attesa, questa sera sarà la piazza bolognese a prendere parola, con un flashmob per la liberazione di Zaki. Appuntamento alle 20 in piazza Maggiore. “E’ importante che Bologna tenga la fila della mobilitazione”, commenta Noury, per cui “è bellissimo che questa sera ci sia una reazione, come accaduto già lo scorso 8 febbraio 2020, a sole 24 ore dall’arresto. Si chiude un circolo di mobilitazione, e speriamo che poi veramente non ce ne sia più bisogno”.

E a ricordare che sono già passati quasi due anni dall’inizio del calvario di Zaki è la decisione presa da Francesco Ubertini, rettore dell’Università felsinea. Ubertini parteciperà il prossimo 16 settembre, insieme alla direttrice del Master ‘Gemma’, Rita Monticelli, alla proclamazione delle lauree degli allievi iscritti al corso. Allievi tra cui avrebbe dovuto esserci anche Patrick Zaki.

Nel corso delle prossime due settimane, dunque, tutti sembrano convenire sulla necessità di aumentare la pressione sul regime di Al-Sisi. Ma la situazione generale dei diritti umani in Egitto è già nel mirino di differenti stati. A partire dall’amministrazione statunitense, con il presidente Joe Biden che potrebbe trattenere 130 dei 300 milioni di dollari di aiuti militari all’Egitto, per preoccupazioni legate ai diritti umani. Secondo un funzionario Usa, citato da ‘Politico’, ci saranno anche delle restrizioni sull’uso del denaro che verrà inviato, che potrà essere utilizzato unicamente per antiterrorismo, sicurezza dei confini e non proliferazione.

LaPresse

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