ROMA – “Non farò nessun passo indietro”. E’ la risposta di Elio Lannutti al Pd che vuole che rinunci alla carica di presidente a della Commissione banche. La motivazione, secondo i dem, sta nel conflitto d’interessi.
Lannutti ha incontrato a Roma anche il guru del partito, Beppe Grillo e Antonio Di Pietro per confermare l’intenzione di non fare un passo indietro sulla sua candidatura a presidente.
Le dichiarazioni di Lannutti
“Alla commissione banche io non mi volevo neppure candidare: me lo hanno chiesto, io facevo il tifo per Paragone! Ma poi, con le procedure del M5S, mi hanno scelto. Dunque io – ha dichiarato Lannutti – sono il candidato del M5S e confermo che non farò nessun passo indietro. Chi spacca non sono io ma chi non voterà la mia persona”. E aggiunge: “Io non ho mai voluto denunciare nessun collega, ma ora ho affidato la tutela del mio onore ad Antonio Di Pietro e ad Antonio Tanza, presidente dell’Adusbef”, l’ Associazione Difesa Utenti Servizi Bancari e Finanziari. “Non mi sfilo da un bel niente, nessuno mi ha chiesto un passo indietro”. E dal M5S fanno sapere che “il nome del presidente sarà frutto di un accordo di maggioranza”.
Il ringraziamento a Salvini
“Sono la memoria storica di tutti i crac bancari: dal 2001 al 2018 ce ne sono stati per 98 miliardi di euro e 1,6 milioni di risparmiatori“, ha spiegato Lannutti. In merito al sostegno di Matteo Salvini aggiunge: “lo ringrazio perché credo che la nomina debba avvenire con il più ampio consenso possibile. Se Pd e Renzi non mi voteranno saranno loro a spaccare la maggioranza. Se ne assumeranno le responsabilità”.
L’accusa dei dem
Così Elio Lannutti è finito sotto il tiro degli alleati Pd che gli muovono pesanti critiche sul conflitto di interessi in quanto suo figlio lavora per la Banca Popolari di Bari. “Cosa significa che mio figlio lavora in banca? Dov’è il conflitto di interesse? – ha sostenuto il candidato – Andate a vedere il conflitto di interesse di coloro che hanno fatto i crack e non di uno che lavora onestamente. Vi dovete vergognare!” E aggiunge: “Di Pietro mi difenda anche da questo!”
Il sottosegretario dem dello Sviluppo economico, invece, lo ha invitato a cedere il passo: “Dovrebbe essere Lannutti a ritirarsi dalla candidatura per la presidenza della commissione banche. Mi auguro che abbia la sensibilità di togliere la maggioranza da questo grande, gigantesco imbarazzo”. Ed Enrico Borghi, della Presidenza del gruppo Pd alla Camera ha twittato: “Elio Lannutti dice bene: il presidente di una commissione parlamentare d’inchiesta non è un dittatore, ma si attiene alla maggioranza. E siccome sulla sua auto-candidatura la maggioranza non c’è, agisca di conseguenza”.
La replica
“Penso che Elio Lannutti sia la persona con gli skills maggiormente adeguati per quel ruolo quindi noi insisteremo con Elio Lannutti“, ha dichiarato Daniele Pesco, presidente della commissione Bilancio del Senato.
Le dichiarazioni di Di Pietro
Sul caso è intervenuto anche Di Pietro: “Di Razzi e Scilipoti ce ne sono in tutti i partiti. Per me è deprecabile il comportamento delle persone che lasciano il partito ma altrettanto deprecabile è la pretesa che le persone che siedono in Parlamento debbano votare alzando la mano senza poter esprimere le loro opinioni. Ho apprezzato il comportamento di Paragone che ha espresso il suo parere restando nel gruppo. Non condivido chi lo critica né chi sostiene che chi vota in dissenso debba venire espulso. Io sono convinto che la libertà di voto espressa dalla Costituzione debba rimanere e che nella ricerca della classe dirigente vadano fatti meno errori, come ho fatto anche io. D’altra parte tutti i partiti fanno errori non solo il M5S”.
Bene le Sardine
Intanto è arrivato da Grillo pure l’endorsement si esprime sulle Sardine: “Sono un movimento igienico-sanitario, sono un movimento interessante, da tenere d’occhio. Non si facciano mettere il cappello da nessuno”.