NAPOLI (Diego Semola)– Un assessorato vale tre sindaci. E’ questa la formula che stanno ripetendo da qualche giorno i fedelissimi di Vincenzo De Luca a Palazzo Santa Lucia. Ma facciamo un passo indietro.
Tre Comuni, stessi problemi
Il governatore vuole imporre la sua linea alle prossime Comunali. Ovvero: la rielezione di Clemente Mastella a Benevento, la blindatura di Enzo Napoli nella sua Salerno e, soprattutto, imporre un nome a lui gradito nel capoluogo. Tra il dire ed il fare ci sono di mezzo il Movimento 5 Stelle e il Pd, il ‘suo’ partito. A Benevento i giallorossi stanno organizzando una coalizione alternativa a Mastella. Con l’aiuto dei renziani di Italia Viva, però, Palazzo Santa Lucia lavora sottotraccia per ricomporre la coalizione delle Regionali nel Sannio. Qualche problema il governatore lo incontra anche nel suo fortino. Il deputato di Articolo-1 Federico Conte ha proposto l’accordo giallorosso anche a Salerno: “Per le prossime amministrative, a partire da Napoli e Salerno, nasca un laboratorio politico rosso-verde dove Pd, 5 Stelle, Leu e Verdi europei, la formazione a cui ha aderito il sindaco di Milano, Sala, assorbano il civismo attivo e ne facciano proposta per le città”. Una posizione inconciliabile con la ricandidatura del sindaco uscente e, soprattutto, con Roberto De Luca. Che c’entra il secondogenito del governatore? Si ipotizza il suo gran ritorno sulla scena politica con una candidatura al consiglio comunale. A Napoli, infine, Pd e M5S cercano un’intesa in chiave antideluchiana. Mentre lo Sceriffo, al contrario, vuole imporre un suo nome e cacciare (o isolare) il M5S.
Indebolire il Pd, favorire i fedelissimi
Per ora il governatore è fermo. E come lui è fermo il suo fedelissimo vicepresidente, Fulvio Bonavitacola. Aspettano la mossa del segretario nazionale Enrico Letta, che dovrà mediare e mettere tutti d’accordo. Se Letta fallirà, De Luca andrà avanti da solo. Con la sua coalizione e il suo peso a Napoli, con Mastella e chi ci vuole stare a Benevento. A Salerno, infondo, come ha sempre fatto: con le sue sole forze. Ma non è detto che il Partito democratico napoletano resti su posizioni antideluchiane. O meglio, non tutto.
I consiglieri regionali Massimiliano Manfredi e Bruna Fiola sono già dalla sua parte. Gli restano ostili il deputato Lello Topo, il capogruppo Mario Casillo, il segretario dem Marco Sarracino. Non belligeranti ma su posizioni filo grilline c’è la corrente di Dario Franceschini, coordinata da Teresa Armato, la senatrice Valeria Valente e un po’ di democrat sparsi. Se con il Nazareno dovesse mettersi male, lo Sceriffo ha già preparato la sua mossa. O meglio, ne avrà tante in serbo ma una se dovesse concretizzarsi è eclatante: mettere sul piatto l’assessorato ai Trasporti, uno dedicato non c’è, e affidarlo nelle mani di una corrente del Pd.
Dividi et impera, questa la strategia: rompere il fronte interno al partito e imporre la sua linea. Ha già iniziato con gli incarichi ad Antonio Marciano, Enza Amato, Stefano Graziano, Rosetta D’Amelio, Leonardo Impegno e Armida Filippelli. Continuerà, se necessario. Tre sindaci, insomma, valgono un assessorato. Soprattutto se ai Trasporti, visto che nei prossimi mesi e anni l’Eav si trasformerà nell’azienda unica del trasporto pubblico della Campania. C’è chi dice, tra i dem, che il governatore giochi di strategia e che questa sia solo un’esca. Possibile. Non per questo la prospettiva non è allettante per tutti.