ROMA – Una corsa contro il tempo che Carlo Calenda vuole vincere e percorrere senza zavorre. Rotto il patto con Enrico Letta – con cui continuano le stillate via social – il leader di Azione non ha alcuna intenzione di rispondere, almeno per ora, alle sirene di Matteo Renzi e di chi ‘chiama’ ad alta voce la nascita del Terzo polo. “Noi stiamo raccogliendo le firme e faremo una campagna finalmente fatta solo su cose da fare, sulle cose di buonsenso che non sono di destra o di sinistra e che l’Italia si aspetta da anni. Del resto mi interessa poco”, taglia corto l’ex ministro allo Sviluppo economico in un’intervista al Tg1 in merito a un ‘apparentamento’ con Italia Viva e con la lista dell’ex sindaco Federico Pizzarotti.
Un incontro “dovrà esserci” entro la settimana, assicurano fonti parlamentari, ma per ora non è stato fissato. Resta quindi congelata la nascita del ‘grande centro’, anche perchè, filtra da fonti interne ad Azione, “Calenda vuole farcela da solo” aumentando il peso specifico del partito anche in un’eventuale contrattazione con Renzi. La deadline è fissata per il 22 agosto, quando saranno consegnate le firme che accompagneranno le liste dei candidati. Un rischio, è vero, anche perché entro il 14 agosto dovranno essere depositati al Viminale i simboli e le dichiarazioni di apparentamento. Con il rischio che il contrassegno sia respinto solo in sede di ‘autentificazione’ dei candidati.
E’ per questo, si ipotizza, che il faccia a faccia tra Renzi e Calenda si terrà prima del 14 agosto quando il leader di Azione sarà in grado di farsi due conti e prevedere se il partito avrà la necessità di appoggiarsi allo stendardo di Italia viva. Secondo la legge, infatti, in caso di scioglimento della Camera in anticipo “di oltre centoventi giorni, il numero delle sottoscrizioni è ridotto alla metà” dunque 750 firme per ogni collegio plurinominale.
È necessario dunque raccogliere complessivamente 56.250 firme (36.750 per la Camera e 19.500 per il Senato). E visto che chi firma per la Camera firma anche per il Senato, la soglia è di 36.750. Un traguardo raggiungibile, ragionano i fedelissimi di Calenda, per questo la macchina sui territori è stata messa già in moto al motto “Forza e onore”, rispolverato dal film il ‘Gladiatore’ con Russell Crowe.
Nessun rimpianto, dunque, Calenda guarda avanti, e quando gli si rinfaccia di aver causato il “sofferto” divorzio da Enrico Letta, non ha dubbi: “No, l’accordo lo ha rotto Enrico Letta firmando un patto con noi che diceva una cosa e poi ne ha firmato un altro con forze che dicono l’opposto e io lo avevo avvertito per tempo che così sarebbe stato. In questo modo non era possibile presentarsi in modo coeso perché la coalizione diceva tutto e il contrario di tutto”.
“Serve una scelta di coraggio, di coerenza – rimarca Matteo Richetti – Cosa faremo con Italia Viva sarà oggetto di discussione, ma non vorrei che ci distraessimo dal compito principale di Azione, ridare fiato, coerenza e speranza al modo in cui si sta con le istituzioni dobbiamo stare su questo”. Intanto +Europa conferma la sua scelta di campo e nei prossimi giorni – come confermato a LaPresse da Benedetto Della Vedova – incontreranno Letta “per capire a partire da quel patto nei suoi termini politici ed elettorali cosa dobbiamo fare”. Probabile che a questo punto cada il veto sulla corsa dei leader nei collegi uninominali e che si punti a una distribuzione più equilibrata dei seggi.(LaPresse)