ROMA – Impegnato a sciogliere i nodi interni in vista del 25 settembre, senza perdere d’occhio l’avversario da battere. Dopo il tavolo sul programma di governo il centrodestra ha dato il via ai lavori anche a quello sulla spartizione dei candidati nei collegi uninominali, mettendo però nel mirino il patto elettorale siglato dal Pd con Azione. Per la presidente di Fdi, Giorgia Meloni, l’alleanza tra Letta e Calenda “fa chiarezza sulle forze in campo alle prossime elezioni”.
“A misurarsi con il centrodestra e FdI ci sarà la solita sinistra – ha sottolineato -. Il Pd, la sinistra estrema e Azione, la costola del Pd presieduta dall’europarlamentare eletto nel Pd, Carlo Calenda. Finisce la storiella di Azione partito moderato, alternativo alla sinistra tutta tasse, assistenzialismo e nemica del ceto produttivo”. Non meno duro il commento di Antonio Tajani secondo il quale Azione “getta la maschera. È la quinta colonna del Pd e della sinistra – l’attacco del coordinatore nazionale di FI -. Come avevamo detto la storia del centro, del terzo polo, era tutto un bluff. È svanito qualsiasi progetto, i centrini sono destinati a scomparire”.
Chi invece non vede l’ora di tornare al centro della scena è Matteo Salvini, impegnato in tour per l’Italia. Il segretario della Lega dopo aver fatto tappa in Veneto si accinge a spostarsi al Sud, tra Puglia, Calabria, e Lampedusa. Senza però smettere di insistere con gli alleati sulla necessità di presentare prima del voto una lista di ministri “perché è giusto presentarsi agli italiani con almeno una parte della squadra che governerà questo paese. Chiederò a Meloni e Berlusconi che alcuni ministri importanti, dell’Economia, degli Esteri e della Giustizia, siano presentati con nome e cognome agli italiani”. Ragionamento che Tajani non ha stoppato: “Se tutti i leader saranno d’accordo si possono pure presentare. Si vedrà”.
Di certo, Berlusconi ha già fatto sapere di voler rispolverare un dicastero del passato. “Torneremo ad istituire, come esisteva nei miei governi, il Ministero per gli Italiani nel mondo”, ha annuncia presentando sui social anche il logo della lista unitaria del centrodestra all’estero “che porta i nomi mio, di Giorgia Meloni e di Matteo Salvini”. Sul fronte dei collegi intanto la prima riunione andata in scena alla Camera è servita a confermare il metodo utilizzato nelle elezioni del 2018. Gli sherpa dei partiti, secondo quanto viene riferito, stanno procedendo alla divisione dei collegi in ‘fasce’ di ‘contendibilità’.
Successivamente si lavorerà all’applicazione, in ciascuna fascia, dell’algoritmo concordato nel corso del vertice dei leader. Secondo quanto si apprende, i tecnici torneranno a riunirsi domattina, quindi nel pomeriggio ci sarà una nuova riunione politica. L’algoritmo concordato nel vertice della settimana scorsa è stato calcolato in base alla media dei consensi registrati dai singoli partiti prima della caduta del governo Draghi e prevede questa suddivisione: 98 collegi a FdI, 70 a Lega, 42 a FI, 11 ai centristi.
“Bisogna lavorare per valutare i diversi collegi per avere un equilibrio nell’assegnazione”, le parole di Tajani, che ha aperto le porte all’Udc: “Noi abbiamo detto che se i centristi vanno con le loro liste avranno il numero di collegi che è stato loro assegnato, se invece l’Udc non presenterà liste e vorrà correre con FI ci faremo noi carico di trovare la giusta rappresentatività come abbiamo sempre fatto”. In settimana intanto è atteso nella Capitale il governatore ligure e leader di Italia al Centro, Giovanni Toti, per riallacciare il dialogo con la coalizione.(LaPresse)