NAPOLI – Chi aveva lavorato a costruire il campo largo non nasconde la delusione per la rottura dei rapporti tra Pd e M5S, ma ha anche il dovere di guardare oltre. Il deputato Pd Umberto Del Basso De Caro (foto Lp) si prepara alle elezioni tendendo la mano a chi, come Azione di Calenda, è in predicato di allearsi con i dem.
Onorevole, che idea si è fatto dell’alleanza in via di costruzione con il centro di Calenda?
Ne penso tutto il bene possibile.
La presenza di Gelmini e Carfagna, e forse quella di Brunetta, cambia qualcosa?
A me non disturba affatto, mi sembra una aggregazione intelligente di forze che in passato hanno militato con Forza Italia e ora hanno scelto di aderire a un progetto nuovo come quello di Azione.
Lasciare fuori i 5 Stelle e la Sinistra che si sta costruendo tra Europa Verde-Si e De Magistris è un errore o una scelta strategicamente azzeccata?
Intanto non so se Europa Verde e Sinistra Italiana resteranno fuori dall’alleanza, credo siano organicamente nella coalizione, naturalmente mantenendo la loro identità. Per quanto riguarda i 5 Stelle, per primo in Campania ho promosso l’alleanza organica con loro. Quindi sono profondamente rammaricato che non possa riproporsi alle Politiche. Tuttavia condivido la valutazione del segretario nazionale dopo quello che è accaduto il 20 luglio. Se sono state sciolte le Camere il giorno dopo e si va a votare in piena estate vuol dire che qualcosa di importante è accaduto. La responsabilità del governo Draghi la si deve certamente anche al Movimento 5 Stelle. Quando con un alleato ci si divide su un argomento importante come il decreto Aiuti da 15 miliardi, non è un dettaglio. E’ difficile recuperare oggi un accordo elettorale. Purtroppo, sottolineo purtroppo, è così.
Non si rischia di favorire il centrodestra?
Tutti uniti avremmo maggiori possibilità di successo. Però sono accaduti fatti significativi che non possono essere ignorati. Credo che le alleanze debbano essere omogenee. Diversamente si chiamano cartelli elettorali destinati a dissolversi. Vincere è un conto, governare è tutta un’altra storia. Noi dobbiamo governare con forze con cui abbiamo un comune denominatore.
Eppure in Sicilia il patto non si è rotto.
Non solo in Sicilia, ma erano accordi stipulati da tempo. Poi naturalmente la vicenda del Decreto Aiuti ha cambiato tutto.
A livello regionale, con il commissario Boccia, si stanno susseguendo i primi tavoli. Sono utili queste discussioni o alla fine deciderà tutto Letta?
Il commissario ha un compito importantissimo, che è quello di istruire la discussione e poi portarla a Roma per le decisioni finali. Letta non può certo fare tutto da solo e per questo è in corso una campagna di screening, anche con gli alleati, per trovare la quadra sui collegi e sulle liste. Poi tutto finirà sul tavolo a Roma e la direzione nazionale deciderà l’11 agosto.
Lei si ricandiderà?
Le candidature le decide il partito. Io aspetto. L’ultima parola spetta al segretario nazionale e poi deciderò a mia volta.
Giusta la scelta di tenere fuori i consiglieri regionali?
La regola è quella da anni. Io sono stato eletto da capogruppo in Regione, con una deroga nata dalla candidatura proposta dei territori. La base propone, il segretario nazionale ha l’onere della decisione finale.
© RIPRODUZIONE
RISERVATA