Elezioni in Francia, vince a sorpresa la Gauche: Le Pen solo terza

A sorpresa le elezioni legislative francesi sono vinte dal blocco delle sinistre unite del Nuovo fronte popolare (Nfp), mentre l’estrema destra di Marine Le Pen e Jordan Bardella finisce al terzo posto (pur moltiplicando i suoi seggi rispetto al Parlamento uscente), dietro al campo centrista legato a Emmanuel Macron che risorge e si piazza al secondo posto. La ‘Gauche’ non ha tuttavia la maggioranza assoluta e questo apre un rebus per il governo.

Al Nuovo fronte popolare spetteranno 178 seggi, riporta Rmc-Bfmtv citando i risultati definitivi del ministero dell’Interno. Segue il blocco macronista di Ensemble con 150 seggi. Terzo il Rassemblement National che sale a 125 seggi senza però riuscire nel tentativo di diventare il partito di maggioranza relativa. Quarti i Repubblicani con 39 seggi.

Macron “ha il dovere di chiamare il Nuovo fronte popolare a governare”, ha detto Jean-Luc Mélenchon, leader de La France Insoumise (LFI) che fa parte di Nfp, il primo a prendere la parola dopo la diffusione dei dati. E una deputata LFI, Clémentine Autain, ha invitato i deputati della gauche a riunirsi lunedì in plenaria per votare un premier unitario da proporre, che non sia “né François Hollande né Jean-Luc Mélenchon”.

Macron chiede prudenza

Dal canto suo Macron ha parlato tramite l’entourage, chiedendo prudenza perché i risultati non rispondono alla domanda “chi deve governare”. L’inquilino dell’Eliseo, per prendere decisioni su un nuovo governo, “aspetterà” che l’Assemblea nazionale “sia strutturata”, ha riferito il suo ufficio. Mentre intanto il suo premier Gabriel Attal ha annunciato che lunedì mattina rassegnerà le dimissioni.

Dopo l’esito una folla di persone ha iniziato a convergere verso place de la Republique. Con Parigi che si appresta a ospitare le Olimpiadi e il Tour de France che corre per il Paese insieme alla torcia olimpica, la Francia aveva schierato 30mila agenti su tutto il territorio nazionale, di cui 5mila nella sola Parigi, temendo un rischio disordini. E già da sabato i negozi sugli Champs-Elysées avevano iniziato a blindarsi, puntellando le vetrine con pannelli di legno e grate.

La delusione di Bardella: “Alleanza del disonore”

La scommessa di Macron, contro ogni pronostico, ha funzionato. L’annuncio shock di elezioni anticipate, fatto subito dopo il trionfo dell’estrema destra di Le Pen alle elezioni europee, voleva provare a disinnescare la forza dell’RN. Quello che il presidente centrista forse non si aspettava era che le sinistre, di fronte a una campagna elettorale lampo, avrebbero scelto, e anche rapidamente, di compattarsi. Ma alla fine le desistenze, frutto di accordi tra la gauche e i macronisti per fare ‘barrage’ contro i candidati di estrema destra, hanno contenuto l’onda che dopo l’oltre 33% al primo turno si preannunciava travolgente.

Un grande ruolo hanno avuto però i singoli elettori, che si sono massicciamente mobilitati con un’affluenza record e in nome del fronte repubblicano anti RN hanno accettato di votare, spesso ‘a naso turato’, un candidato che non sarebbe stato la loro scelta. “L’alleanza del disonore”, l’ha definita Bardella, che ha visto andare in frantumi la sua aspirazione di diventare il primo ministro più giovane di Francia a 28 anni. “Pericolosi accordi elettorali” stasera “gettano la Francia nelle braccia dell’estrema sinistra di Jean-Luc Mélenchon”, ha tuonato, sottolineando piuttosto che l’RN “realizza oggi il più grande passo avanti della sua storia”. La portata storica di questo voto, per il rischio del primo governo di estrema destra dalla Repubblica di Vichy, cioè dall’occupazione nazista nella Seconda guerra mondiale, ha mobilitato in massa gli elettori.

Affluenza record

Un’affluenza record è stata registrata sia alle 12 che alle 17: secondo le cifre diffuse dal ministero dell’Interno, alle 17 aveva votato il 59,71% degli elettori, in aumento anche rispetto al primo turno del 30 giugno, quando alla stessa ora aveva votato il 59,39%. Un record dal 1981, quando alle 17 aveva votato il 61,4%.

Il rebus del nuovo governo

Il rebus che si apre adesso è quale governo sia possibile. Per la governabilità la maggioranza necessaria nell’Assemblea nazionale è di almeno 289 seggi, cioè la metà più uno dei 577 seggi da cui è composta, e nessuna delle forze più grandi l’ha raggiunta. Prima del voto si erano ipotizzati due scenari: una maggioranza assoluta al Rassemblement National, con Bardella primo ministro a Matignon e quindi una ‘coabitazione’, oppure un Parlamento ‘appeso’ senza una vera maggioranza.

Le urne hanno decretato questo secondo scenario, ma la via d’uscita è tutta da costruire. I macronisti, come seconda forza politica, vorranno puntare a fare da ago della bilancia, ma prima del voto hanno più volte martellato insistendo sul fatto che non avrebbero mai governato con La France Insoumise di Mélénchon, mentre dall’altra parte il Nuovo fronte popolare aveva chiarito che un premier macronista era fuori discussione. In queste settimane Macron aveva sempre escluso l’ipotesi di dimettersi prima della scadenza del mandato nel 2027, a maggior ragione dopo questo esito.

L’azzardo del presidente che ha riscritto il volto della Francia avrà effetti ben oltre i confini nazionali, dunque gli occhi delle cancellerie europee resteranno puntati su ciò che succederà Oltralpe. Ne va delle posizioni di Parigi sulla guerra in Ucraina, della diplomazia globale e della stabilità economica dell’Europa. Da Mosca era giunto a urne aperte un nuovo endorsement per Le Pen: le elezioni francesi non ricordano molto la democrazia, aveva detto il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov, puntando il dito contro le desistenze del fronte repubblicano e un “secondo turno concepito per manipolare la volontà degli elettori”.

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