BAGHDAD (Domenico Cicalese) – Al momento c’è già un vincitore in Iraq ed è il voto di protesta. E’ questo uno dei primi risultati che si evince dallo spoglio delle elezioni politiche svoltesi ieri. Secondo la Suprema commissione irachena elettorale, nelle prime 10 regioni in cui si sono scrutinate le schede, le liste del leader radicale sciita Moqtada al-Sadr e dell’ex capo milizia sciita filo-iraniano Hadi al Amiri si sono aggiudicate la maggioranza relativa, mentre la lista capeggiata dal premier Haidar al Abadi, anch’egli sciita, esce ridimensionata
Le prime elezioni del dopo-Isis in Iraq: misure di sicurezza speciali, ma inutili
L’Iraq è andato alle urne per le sue quarte elezioni legislative dalla caduta del regime di Saddam Hussein, 15 anni fa. Ma soprattutto per la prime volta dopo la caduta dell’Isis, cacciato da Mosul e dal resto del Paese l’anno scorso. Il voto si è tenuto fra misure di sicurezza eccezionali, per scongiurare attacchi da parte delle cellule ancora attive dell’Isis. Tuttavia, malgrado le contromisure, sei membri delle milizie lealiste irachene della Mobilitazione popolare (Hashid Shaabi) sono stati uccisi in un attacco compiuto dall’Isis a sud di Kirkuk, mentre erano in corso le operazioni di voto.
Affluenza in ribasso: vince la sfiducia
L’affluenza alle urne è stata del 44,5 per cento, molto più bassa rispetto alle precedenti elezioni. “Le cose sono cambiate parecchio rispetto alle vecchie elezioni – ha spiegato un attivista della società civile di Baghdad – Stavolta siamo sul 44 per cento. Questo calo nella partecipazione è indice della mancanza di fiducia nei nostri politici: sono stati al potere per oltre 15 anni e non cambiato nulla”.