MILANO – La scelta di Giorgia Meloni di non togliere la fiamma dal simbolo di FdI “non solo è una cosa inspiegabile, ma lo è anche il motivo per cui quel simbolo non l’abbiano mai cambiato. Un problema oggettivo. La Marcia su Roma fu possibile perché qualcuno non fece fino in fondo il proprio dovere”. A dirlo, in un’intervista a Repubblica, è il segretario del Pd, Enrico Letta. Che sui sondaggi in vista del voto dice: “Dicono che il 40 per cento degli elettori non ha ancora deciso se votare e per chi, in particolare i giovani che finalmente eleggeranno anche il Senato e non solo la Camera. Il Pd è il primo partito tra i ragazzi dai 18 ai 25 anni, ora parleremo molto agli indecisi e ai giovani: ci attendono le tre settimane delle sorprese, e la sorpresa saremo noi. Questa è la mia grande speranza”. “Anche se – aggiunge – questa storia che saremmo la protezione civile dell’Italia in tempo di crisi non mi piace. Se vinceremo governeremo, altrimenti faremo opposizione e questo non mi spaventa. A volte, un’opposizione serve ai partiti per rigenerarsi, anche se naturalmente spero non sia il nostro caso. Ma lo dico chiaramente: se dovessimo perdere, non ci saranno sirene per richiamarci al governo prima della fine della legislatura”.
Sulle priorità del Pd, spiega: “I costi dell’energia, che rischiano di non far riaprire molte aziende e di mettere in ginocchio le famiglie. Putin sta influendo sulla politica europea, e se in Italia vincerà la destra lui sarà il primo a brindare: Salvini, e in parte anche Berlusconi, non hanno mai rinnegato i loro legami con Putin. La risposta al dittatore russo può darla solo l’Europa unita, altrimenti cadrà l’intero comparto industriale. Dobbiamo diversificare le fonti, puntare sui rigassificatori e accelerare moltissimo sulle rinnovabili. Dobbiamo autoprodurre la nostra energia: sole, eolico, idroelettrico. L’Italia già oggi copre così il 40 per cento del fabbisogno, non è poco ma non è abbastanza”. E sul clima dice: “Abbiamo un’idea pazza: chiudere la campagna elettorale con un bus elettrico che partirà la prossima settimana, sabato se tutto va bene e se troveremo le ricariche saremo a Torino. Sarà più di un’impresa, sarà anche una provocazione. Non possiamo dimenticare la siccità di questa drammatica estate, cominciata col crollo della Marmolada: occorre un nuovo piano sugli invasi, va ridisegnata l’intera rete per evitare le attuali perdite d’acqua. C’è un impatto pazzesco sull’agricoltura. Puntiamo sul piano europeo per la riduzione delle emissioni di CO2: temi su cui la destra vota contro, e sui quali i nostri ragazzi ci metteranno in mora se non daremo risposte, perdendo qualunque credibilità”.
(LaPresse)