NAPOLI – Per chi suona la Campania? Le elezioni politiche del 2023 sono ormai al centro del dibattito politico: la campagna elettorale è iniziata, e all’interno delle coalizioni, con il taglio dei parlamentari che scatterà dalla prossima legislatura, impazza la caccia alla riconferma (nel caso degli uscenti) o del battesimo da deputato o senatore. In Campania, nel 2018, sono stati eletti 60 deputati e 29 senatori: considerata la sforbiciata del 30%, l’anno prossimo il numero si ridurrà a una sessantina di onorevoli in totale. Concentriamo la nostra attenzione sui collegi uninominali, dove i candidati si fronteggiano l’uno contro l’altro: nel 2008 erano 33, 32 dei quali furono appannaggio del M5s. L’anno prossimo saranno una ventina, e qui sorge il dubbio: chi riuscirà ad accaparrarsi questi seggi? I dati del primo turno delle amministrative di domenica scorsa, analizzati insieme a quelli delle regionali 2020 e delle comunali di Napoli 2021, dimostrano con evidenza cristallina che in Campania il centrodestra è a pezzi. La Lega è sostanzialmente inesistente, Forza Italia pure, mentre Fratelli d’Italia galleggia su percentuali al di sotto del 10%: Giorgia Meloni del resto considera la nostra regione un fastidio, non si è fatta vedere in campagna elettorale e non ha nessuna intenzione di dedicarsi alla Campania. Sul versante opposto, il tracollo del M5s rende difficile per l’alleanza giallorossa ottenere risultati soddisfacenti, nonostante la sostanziale tenuta del Pd. In questa difficoltà che unisce i due poli principali, ecco che la Campania diventa il posto giusto per il famigerato “terzo polo” centrista per tentare di strappare qualche seggio alla Camera e al Senato. Se l’operazione targata Carlo Calenda (nella foto) andasse in porto, in sostanza, la nostra regione sarebbe il luogo ideale per costruire una alleanza moderata al di fuori dei poli con più di una chance di superare sia il centrodestra che il centrosinistra in qualche collegio uninominale, impresa che in altre parti d’Italia è impossibile. Basterà aggregare soggetti civici, portatori di voti sparsi, qualche esponente di partito scontento, e scegliendo un candidato radicato sul territorio il “terzo polo” avrà la possibilità di ottenere risultati interessanti. Non è un caso, tanto per fare un esempio, che Calenda abbia scelto di affidarsi in Campania alla famiglia Sommese, alla quale non manca certo il “know how” della raccolta di voti sui territori. L’operazione è quindi già partita, nelle prossime settimane vedremo se altri protagonisti politici dal consenso consolidato si orienteranno verso il costituendo “terzo polo”.
© riproduzione
riservata