MILANO – “Sento molti slogan urlati dagli altri partiti, che coltivano il piccolo interesse e guardano al breve periodo. Letta invece ha un modo serio di affrontare le questioni ed è costretto a lottare in un contesto e in un Paese che non sembra voler ascoltare spiegazioni, ma solo slogan”. Lo dice in una intervista al Corriere della Sera, Romano Prodi.
“Questi continui attacchi al Pd da parte di 5 Stelle e Calenda sono irragionevoli, ma soprattutto politicamente incomprensibili. C’è un vero accanimento: considerano il Pd come l’unico nemico – afferma – Ma dov’è la ragione? Non pensano anche al loro futuro? Che ritorno possono avere in un Paese con una maggioranza assoluta di destra? È questo il loro disegno? Lo trovo un atteggiamento surreale, postmoderno”.
L’alleanza tra Pd e Calenda era “firmata e strafirmata. Poi Calenda ci ha ripensato. Evidentemente non si è voluto capire che è la legge elettorale che obbliga ad alleanze ampie. A destra, dove esistono diversità anche maggiori, l’hanno capito benissimo”.
Chi evoca il fascismo alla luce di una possibile premiership di Giorgia Meloni, fa il suo gioco? “I francesi commentano: noi abbiamo la Le Pen e la consideriamo erede di ideologie che mettono a rischio il nostro sistema; in Italia hanno la Meloni, che è più a destra della nostra Le Pen, ma non se ne preoccupano. Secondo i francesi, quindi, gli italiani preferiscono sempre stare a vedere”, risponde Prodi.
“Probabilmente i francesi vedono giusto e io non posso non preoccuparmi pensando a quanto questo atteggiamento ci costerà. Urlare al lupo al lupo non serve. Ma va fatta una riflessione – aggiunge – Dobbiamo riflettere sul modello di democrazia e di Stato che vorremmo e che rischiamo di avere. Non è certo quello ungherese o polacco il modello di democrazia europea. Se il centrodestra dovesse raggiungere i suoi obiettivi, questo porterebbe a una democrazia meno liberale. A un Paese che non tiene conto del futuro. Purtroppo siamo arrivati a questo anche per la responsabilità dei partiti tradizionali che hanno perso il contatto con i cittadini. Gli eventi di questi giorni dimostrano che i partiti basati su un leader personale hanno sempre una pericolosa volubilità istituzionale. In fondo, con tutti i suoi difetti e i suoi errori, il Pd rimane, come dice il suo nome, un partito democratico”.
(LaPresse)