MILANO – L’ennesima divisione tra Salvini e Meloni segna la giornata politica a 17 giorni dal voto per il rinnovo di Camera e Senato. A rimarcare la differenza di vedute tra i capi politici di Lega e Fratelli d’Italia, in gara anche per la leadership del centrodestra, questa volta è il tema delle riforme. “Sentivo prima il dibattito sulle riforme istituzionali e sulla Bicamerale, tutto interessante. Ai colleghi di tutti gli altri partiti dico però che l’emergenza stamattina è la bolletta che è triplicata. Per la Lega tutto viene dopo. In questo momento bisogna bloccare gli aumenti di luce e gas”, ha sottolineato il capo del Carroccio nella prima intervista del mattino. Una frase che suona come una risposta alla proposta lanciata da Meloni di istituire, dopo il voto, una Bicamerale per le riforme, in primo luogo quella sull’elezione diretta del Capo dello Stato.
Nonostante i sondaggi che vedono la Lega ben al di sotto del risultato di FdI, Salvini non ha di certo rinunciato a un suo futuro da premier: “Io sono a disposizione del popolo italiano fare il presidente del Consiglio sarebbe un orgoglio, un’emozione, un onore e la squadra della Lega e del centrodestra è pronta fra 20 giorni a prendere per mano questo straordinario Paese” ma “prima del voto degli italiani non mi permetto di impormi o di propormi come nulla”. Un’idea da subito bloccata da Ignazio la Russa: “Salvini al Viminale? Io lo vedo bene ovunque, in qualunque ministero, tranne che come presidente del Consiglio, perché lì vedo meglio Giorgia Meloni naturalmente”, le parole nette del colonnello FdI.
Di allarme democratico in caso di vittoria della destra torna a parlare anche il segretario del Pd Enrico Letta: “Dopo aver cacciato Draghi, vogliono cacciare Mattarella. Nel nostro Paese stravolgere la Costituzione vorrebbe dire sostanzialmente crearsi un alibi: ‘Datemi i pieni poteri e io risolvo tutto'”, l’attacco del segretario dem sul presidenzialismo. Me secondo Meloni “di fatto già con con Draghi abbiamo avuto un sistema semi-presidenzialista, senza contrappesi. Si è lavorato solo per decreto – fa osservare -, abbiamo votato 250 miliardi del Pnrr senza che il Parlamento avesse letto il testo, e Draghi non è stato neanche eletto dai cittadini”. Dal Terzo polo Carlo Calenda non usa mezzi termini. “Son tutte cazz…, non si caccerà Mattarella e non si cambierà la Costituzione”, afferma il leader di Azione, rilanciando ai partiti la proposta di fermare la campagna elettorale per concordare un intervento immediato contro il caro bollette.
Il leader M5S Giuseppe Conte incalza invece il Pd sul dl Aiuti bis in discussione al Senato: “Letta ha la possibilità di dimostrare che è progressista votando l’emendamento del M5S” sul Superbonus “per salvare 30mila aziende”. Ma per il ministro degli Esteri e leader di Impegno civico Luigi Di Maio “è assurdo che il partito di Conte stia bloccando in Parlamento un decreto Aiuti da 12 miliardi di euro che blocca tra l’altro le accise sulla benzina. Tutto per speculazioni politiche e perché siamo in campagna elettorale”.(LaPresse)