Emergenza brucellosi. Oliviero zittisce Caputo: il piano è scritto male, per lavorare non serve l’esperto di scienze occulte

Con ironia e toni forti il presidente prova a dare una scossa all’esecutivo: “Da Bonavitacola garanzie sulla revisione”

NAPOLI – Calmo, disponibile, istituzionale: caratteristiche di Gennaro Oliviero, navigato politico di Sessa Auruca, che ben si accompagnano al ruolo di presidente del consiglio regionale che adesso occupa. Nel corso dell’ultima assise che ha presieduto, però, per la gravità del tema affrontato (e per le tensioni sociali che sta innescando), ci riferiamo al contestatissimo piano per l’eradicazione delle malattie infettive delle specie bovina e bufalina, per qualche minuto è stato costretto a svestirsi dei panni di saggia e pacata guida dell’assemblea ed infilarsi quelli del politico di battaglia. Come? Ricorrendo a toni netti, ironici e leggermente coloriti. Il coinvolgimento, il desiderio di aiutare il comparto bufalino, lo ha portato persino a zittire spazientito l’assessore Nicola Caputo che aveva provato a correggerlo invitandolo a fare distinzione tra l’intervento fatto dall’ufficio di piano e il lavoro dell’esecutivo.
“Il piano della passata legislatura è stato un fallimento”, ha dichiarato Oliviero. Considerazione fatta con dati alla mano. Ha ricordato le percentuali di infezioni di brucellosi in quella che oggi è la zona cluster, tra il 2008 e il 2013, quando la lotta all’eradicazione prevedeva la vaccinazione, e le cifre successive, quando il vaccino è stato accantonato, schizzate al 17 percento. Ha dato pure una stoccata alla scelta della giunta di mettere mano al piano senza sostanzialmente coinvolgere l’assemblea: “Sono 80 pagine. E’ uno strumento di pianificazione e quindi di competenza del Consiglio regionale. Il presidente Fulvio Bonavitacolo mi ha assicurato che la giunta verificherà quei documenti che, a mio avviso, sono stati scritti in modo sbagliato”.
E con poche parole, quelle che ora riportiamo, è riuscito a rendere perfettamente l’astrusità del documento che anziché aiutare gli allevatori rischia di mandarli ai matti e quasi costringerli ad alzare bandiera bianca. Per inciso 300 aziende in provincia di Caserta hanno già chiuso i battenti. “L’allevatore non deve avere l’avvocato, il commercialista, l’esperto di scienze occulte e pirotecniche per poter fare la propria attività. Deve sapere che la mattina si sveglia e va a lavorare nell’interesse suo, in qualità di operatore del settore alimentare, e della comunità che alimenta. Bonavitacola mi ha detto che si è preso questo impegno (di rivedere il piano con la giunta, ndr), logicamente insieme a te (rivolgendosi a Caputo), in quanto delegato all’Agricoltura, e chiudiamo questa vicenda nell’interessa della Regione e della mia provincia… che è anche la tua (indicando sempre Caputo”. Speriamo.

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