Emergenza racket a Caserta, Zoccola: “Bisogna denunciare”

CASERTA – Ha denunciato: lo ha fatto da semplice cittadino e da amministratore comunale. In una terra dove la mafia, purtroppo, ha dato prova di essere feroce, Benedetto Zoccola (nella foto), non si è sottratto dall’affrontarla e dal contrastarla in ogni forma con cui gli si è presentata. Uno scontro che però ha messo a rischio più volte la sua vita: è stato vittima di un pestaggio che gli ha causato enormi sofferenze e per due volte hanno provato ad eliminarlo facendo esplodere degli ordigni presso la sua abitazione e dove aveva un ufficio. Risultato? È ancora in piedi, ma da 12 anni vive sotto scorta: un periodo lungo, durante il quale, però, le Procure di Santa Maria Capua Vetere, Napoli Nord e Napoli sono riuscite, ognuna nel suo ambito, ad indebolire il sistema criminale casertano. Un lavoro enorme, ma che ora viene messo a rischio da scarcerazioni eccellenti.
Se non cambiano vita, se non abbandonano le logiche mafiose che hanno caratterizzato le loro vite, c’è il rischio che questi boss, da uomini liberi, ora vadano ad alimentare e a riorganizzare il sistema criminale di cui avevano fatto parte.
Esatto. Non vivo più costantemente a Mondragone, ormai, da vari anni. Ma posso dire che i recenti ritorni sul Litorale di personaggi vicini al capoclan Augusto La Torre, in alcuni casi si tratta di parenti del boss, hanno destato preoccupazione in tantissimi cittadini. E la scarcerazione di Giacomo Fragnoli, di cui Cronache ha scritto giovedì, rischia di inasprire ulteriormente un contesto già pericoloso.
Cioè?
L’uscita del boss potrebbe generare anche un conflitto tra la sua fazione e tra ciò che resta dei La Torre.
Questo è lo sfondo…
Sì. In primo piano abbiamo una recrudescenza del fenomeno estorsivo. Sul Litorale, ma anche in altre zone della Terra di Lavoro, il racket è tornato ad avere dimensioni imponenti. E per questo dico che i commercianti e gli imprenditori che vengono avvicinati da questi soggetti devono subito denunciare. Lo Stato è presente: non lascia soli chi mostra il coraggio di dire no alle estorsioni. E denunciare è l’unica azione che i cittadini possono intraprendere per riscattare se stessi e la propria terra. È inaccettabile dover sottostare alle logiche di questi mafiosi. E’ importantissimo rivolgersi agli investigatori, dare loro le informazioni per rendere questa provincia sicura.
È stato vicesindaco a Mondragone e anche il numero due dell’amministrazione della città di Aversa. E proprio mentre era nel pieno della sua esperienza politica nella città normanna, si è trovato di fronte a un imprenditore che avrebbe tentato di corromperla per ottenere un appalto.
E sono andato subito a denunciarlo. Quell’uomo d’affari è stato condannato in primo grado e in Corte d’appello. Ora attendiamo la Cassazione. Questo episodio mi porta a pensare a quanti altri amministratori probabilmente si sono trovati in condizioni simili alla mia.
E di questi, secondo lei, quanti hanno denunciato? Pochi?
Non lo so. Sono convinto, però, che tanti amministratori onesti rifiutano l’offerta che viene loro presentata, ma, probabilmente, lasciano correre non andando a denunciare.
E sbagliano.
E anche su questo aspetto bisogna migliorare se si vuole dare un futuro alla provincia di Caserta. E’ sacrosanto che denuncino i commercianti vittime di pizzo, è sacrosanto che denuncino gli amministratori avvicinati da uomini d’affare che vogliono corremperli.
Dopo il suo impegno ad Aversa è stato politicamente fermo.
Non nascondo che sto meditando su un nuovo futuro politico. Ma concretizzare un progetto serio nell’attuale scenario provinciale è davvero difficile. Fare politica in Terra di Lavoro non è affatto semplice.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome