Emoji come codice segreto dal carcere: il ‘cuore’ di Bidognetti per dare ordini

Nella casa di Carrano trovati telefoni ‘dedicati’ a ‘Nanà’ e lettere agli affiliati

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Gianluca Bidognetti, Giuseppe Carrano e Nicola Sergio Kader

CASAL DI PRINCIPE – Un sistema di comunicazione ‘sicuro’ per mantenere i contatti con i capizona liberi di muoversi sul territorio: è quello che Gianluca Bidognetti ‘Nanà’ era riuscito ad attivare mentre era recluso nel reparto di alta sicurezza del carcere di Terni. Un meccanismo complesso, in cui la capacità di procurarsi uno smartphone da usare in cella rappresentava solo la prima fase.

I passi successivi, quelli fondamentali, erano poter contare su chi, all’esterno, raccoglieva i suoi segnali e, senza tradire, organizzava le telefonate o le videochiamate con i soggetti da lui indicati.

I militari, se sono riusciti a ricostruire questo sistema, è stato grazie ad attività intercettiva ma soprattutto sfruttando le informazioni acquisite dal collaboratore di giustizia Antonio Lanza, alias ‘Piotta’, ex referente del clan a Lusciano fino al 2023.

Il codice

Secondo Lanza, le comunicazioni ‘di rilievo’ avvenivano esclusivamente su Instagram, tramite profili falsi gestiti da due persone: lo stesso Bidognetti, dal carcere, e Giuseppe Carrano, noto come ‘Peppe ’e Miano’, cugino del boss.

Il segnale per avviare la conversazione era un’emoji: un cuore inviato da ‘Nanà’ a uno dei telefonini dedicati che aveva Peppe ’e Miano. A quel punto, ricevuto il messaggio, Carrano avrebbe contattato i vari capizona per trasmettere gli ordini (o per convocarli presso la sua abitazione e avviare la chiamata).

Per gli investigatori, Carrano – già noto per presunti rapporti con il clan Nappello a Chiaiano e indicato, secondo l’accusa, da Bidognetti come suo uomo di riferimento dopo l’arresto di Giosuè Fioretto – avrebbe avuto un ruolo centrale nelle dinamiche della cosca, un ruolo di vertice insieme a Nicola Gargiulo (oggi anch’egli detenuto).

La perquisizione

Le indagini raccontano che Gargiulo sarebbe stato visto recarsi nella zona dell’abitazione di Carrano proprio per ricevere direttive dal carcere di ‘Nanà’.

Documentata la frequentazione tra Gargiulo e Carrano, due anni fa è scattata un’attività investigativa che ha portato i carabinieri a effettuare una perquisizione in casa di Carrano. Cosa è stato trovato? I militari hanno rinvenuto una raccolta di lettere con nomi di diversi detenuti, tra cui noti affiliati bidognettiani come Nicola Sergio Kader e Giovanni Stabile, oltre allo stesso ‘Nanà’.
Rinvenuti anche più telefoni, incluso un Samsung che – stando alle intercettazioni tra Carrano e la moglie – sarebbe stato usato per parlare col boss.

Carrano, va ricordato, è da ritenere innocente fino a un’eventuale condanna definitiva (concetto che logicamente vale anche per gli altri soggetti citati nell’articolo) e non è da escludere che l’indagine potrebbe anche dimostrare la sua estraneità ai fatti contestati.

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