MILANO – Quello appena presentato da Eni è un piano strategico che non può non confrontarsi con la geopolitica e il conflitto Russia e Ucraina che impatta economicamente. Il Cane a 6 zampe garantirà ai propri clienti sicurezza energetica e riduzione delle emissioni e assicurerà le forniture di gas ai mercati premium attraverso un portafoglio internazionale.
E’ il ceo Claudio Descalzi, Amministratore Delegato di Eni, a spiegare quale è la rotta, in un momento complesso come questo: “La guerra in Ucraina ci sta costringendo a vedere il mondo in modo diverso da come lo conoscevamo. Si tratta di una tragedia umanitaria, che ha generato nuove minacce alla sicurezza energetica e alla quale dobbiamo fare fronte senza abbandonare le nostre ambizioni per una transizione energetica equa”.
Il gruppo ha alzato il velo sul piano 2022-2025. E accelerare il percorso verso le zero emissioni assolute nette scope 1+2+3 con obiettivi di riduzione del -35% entro il 2030 e del -80% entro il 2040 rispetto al 2018 è l’obiettivo che si pone il colosso della energia, illustrato alla comunità finanziaria al Capital Markets day 2022. E ci sono buone notizie sul fronte della retribuzione degli azionisti: il dividendo complessivo annuale di Eni aumenta a 0,88 euro per azione da 0,86 euro per azione, sulla base del prezzo di riferimento del Brent tra 80 e 90 dollari al barile.
Descalzi parla in una fase storica in cui crisi fa rima prima con guerra ma subito dopo con energia. “La nostra strategia – spiega il manager – ci ha consentito di essere pronti ad affrontare questa sfida. La nostra risposta immediata alla crisi attuale è stata quella di ricorrere alle nostre alleanze consolidate con i Paesi produttori per reperire fonti sostitutive di energia da destinare alle necessità europee. Siamo in grado di rendere disponibili sul mercato oltre 14 trilioni di piedi cubi di risorse addizionali di gas nel breve e medio termine”.
Eni prevede in termini di produzione una crescita media del 3% all’anno, 1,7 milioni di barili equivalenti al giorno nel 2022, 1,66 nel primo trimestre del 2022, verso un plateau di circa 1,9 nel 2025. La componente gas crescerà progressivamente sino al 60% al 2030 e oltre il 90% dopo il 2040 e nel contempo l’olio si ridurrà nel medio e lungo termine. Il Gruppo poi “per velocizzare la transizione e rivolgere un’offerta migliore ai clienti”, ha creato “una serie di società satelliti dedicate”. La nascita di Plenitude, Vår Energi, Azule, la joint venture con BP in Angola, e la recente quotazione di Energy One (la prima SPAC quotata a Londra focalizzata sulla transizione energetica) per il ceo del Cane a 6 zampe “evidenziano il nostro impegno ad attrarre nuovi investimenti e definire il giusto equilibro tra allocazione delle risorse e loro rendimento”. E annuncia che “in linea con” la “strategia, stiamo riunendo le nostre bioraffinerie, le stazioni di servizio e le attività di ride sharing in un’unica entità dedicata alla mobilità sostenibile”. Intanto per quanto riguarda Plenitude, il processo di quotazione della società sta proseguendo ed è stato compilato il documento di registrazione con l’Autorità di Mercato italiano, la Consob. E proprio per Plenitude, che opera nell’ambito della catena del valore dell’energia verde e che integra rinnovabili, soluzioni di energia per i clienti e un’ampia rete di ricarica per veicoli elettrici, si prevede un EBITDA pro forma più che raddoppiato per la fine del piano rispetto al 2021, fino a 1,4 miliardo di euro.
Nel corso del piano Eni mette in conto di generare dalla gestione del portafoglio un contributo di cassa netto positivo pari a circa 3 miliardi di euro.
Ma proprio in scia al piano il Cane a 6 zampe a Piazza Affari cede il 2,91%, a 12,728 euro.
Di Laura Carcano
