KINSHASA (Mariano Paolozzi) – Esplode un nuovo focolaio di epidemia di ebola in Congo. Il ministro della Salute ha annunciato nuovi 11 casi confermati e due morti nel nordovest del paese. In una nota ministeriale, si apprende che fino ad ora, sono 45 i casi registrati, di cui 10 sospetti, 21 probabili e 14 confermati. I morti in tutto il paese sono 23. A Bikoro, invece, si è registrato un altro decesso: lì, l’epidemia di ebola è stata annunciata la settimana scorsa.
Il virus arriva in città col rischio di non controllare l’epidemia
L’inquietudine aumenta sempre più. A Mbanaka, città di oltre 1,2 milioni di abitanti, è stato registrato il primo caso di ebola. Situata sul fiume Congo e capoluogo della provincia dell’Equatore, desta preoccupazione dato che i casi riscontrati fin’ora erano circoscritti in una zona rurale molto isolata, ad est del lago Tumba. Il diffondersi del virus in un centro abitato è un dramma, data l’enorme difficoltà di circoscrivvere l’epidemia in una zona molto popolata. L’Oms, Organizzazione mondiale della sanità, tramite le parole del suo presidente Tedros Adhanom Ghebreyesus, si dice “preoccupata della situazione. Stiamo utilizzando gli strumenti migliori per fermare la diffusione”.
Nel 2013 11mila morti per l’ebola
Sono centinaia le persone entrate in contatto diretto o indiretto con persone malate. Le strutture sanitarie sono prive di farmaci per prevenire e curare il contagio. Si sta optando per la quarantena e l’isolamento, mentre si cercano le persone con cui i malati hanno avuto contatti. Da quando, nel 1976, l’ebola è stato identificato in quello che all’epoca era Zaire, è la nona epidemia che interessa il Congo. Si tratterebbe dello stesso ceppo che nel 2013, in tutta l’Africa, fece più di 11mila vittime su circa 30mila casi registrati. Parlando ai microfoni della Bbc, l’inviato Oms Peter Salama, spiega che l’evoluzione del virus potrebbe portare ad un “aumento esplosivo dei casi”. L’incubo di rivivere la tragedia del 2013 incombe su tutti. Il fatto che il virus sia arrivato in una città, fa temere il peggio.