Ercolano. Spari contro un lido, un arresto

Il raid di piombo contro il Bagno Arturo a Portici, in carcere 25enne di Ercolano

ERCOLANO – Spari contro uno stabilimento balneare, arrestato 25enne. Si tratta di Ernesto Maiorano, 26 anni da compiere tra sei giorni, accusato di detenzione e porto in luogo pubblico di arma da sparo, aggravati dal metodo mafioso. Il giovane non è considerato interno ai clan, ma comunque legato alla camorra: suo padre Antonio Maiorano, ucciso il gennaio 2011, era affiliato al clan Birra-lacomino, contrapposto al clan Ascione-Papale. Per la vicenda che lo ha visto finire in manette risulta indagato a piede libero anche un 19enne, un suo cugino, all’epoca dei fatti da poco uscito dal programma di protezione in quanto fratello di un collaboratore di giustizia. Lo stesso Maiorano per un periodo di tempo è stato inserito nel programma di protezione, salvo poi rinunciare allo stesso. E’ il 14 novembre dell’anno scorso. Alle 14,40, i carabinieri della tenenza di Ercolano e della stazione di Portici giungono presso la struttura balneare Bagno Arturo, a Portici, in via Nuova Macello, a raccolta di una segnalazione che parla di colpi di arma da fuoco. Ad avvertire i carabinieri sono tre operai al lavoro nel lido e il titolare dello stesso. Pochi minuti prima, infatti, mentre erano intenti a effettuare opere di pulizia, hanno sentito degli spari. In un primo momento pensano che si tratti di petardi, poi capiscono che sono colpi di arma da fuoco, per cui fuggono verso l’uscita, in direzione opposta rispetto alla provenienza dei colpi. Gli stessi riferiscono di non aver visto chi abbia esploso i colpi e di non aver avuto alcuna discussione con chicchessia. Gli operanti, intervenuti sul posto, trovano a terra, all’esterno dello stabilimento balneare,4 bossoli calibro 9×21, che sottopongono a sequestro, e rilevano, nel pannello coibentato di recinzione dello stabilimento, sette fori di proiettili trapassanti, in direzione obliqua verso il mare. La struttura era chiusa in seguito a danni riportati a causa di una mareggiata. Partono le indagini. I carabinieri si servono delle telecamere di videosorveglianza. Nei filmati si vedono due uomini su uno scooter transitare davanti al Lido Arturo. Poi i colpi di pistola. Il giorno dopo, Maiorano viene fermato in strada per un controllo di routine. Indossa le stesse scarpe (bianche, con il logo Nike nero ben visibile) che indossava il guidatore dello scooter ripreso 24 ore prima all’esterno dello stabilimento balneare. Pm della Dda e gip non hanno dubbi: è stato lui ad aprire il fuoco. Lo stesso Maiorano che sul proprio profilo TIkTok ha pubblicato un video riportante la scritta “’A Scission”, interpretato (ma è solo una semplice ipotesi) come una scissione di Maiorano (e degli altri soggetti ripresi nel filmato) al clan Birra, “a cui l’indagato era legato”, si legge nell’ordinanza. Sì, ma perché aprire il fuoco contro un lido? Il gip Rosaria Maria Alfieri parla di “episodio collegato verosimilmente ad una pretesa estorsiva non soddisfatta dall’imprenditore, il quale è stato reticente sul punto”.
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