Errori grammaticali, la Foglietta dà una lezione di umiltà a Saviano

I primi effetti della riforma della lingua italiana targata Repubblica/L’Espresso si vedono anche sulla tv di Stato. Durante la prima puntata del Dopofestival, andata in onda ieri notte su Rai1, l’attrice romana Anna Foglietta ha infatti sfoggiato un cartello con un grave errore grammaticale: “Qual’è il tallone d’Achille?”, con l’apostrofo tra “Qual” ed “è”. Una forma che, però, è in linea con la moda lanciata dall’editorialista di punta dei giornali di Carlo De Benedetti, lo scrittore Roberto Saviano.

Il Pirandello dei poveri

Uno il cui primo libro, “Gomorra”, segnato dall’onta della condanna definitiva per plagio di articoli di Cronache, è stato tradotto in 54 lingue. Saviano fece molto discutere quando scrisse su Twitter: “Qual’è il peso specifico della libertà di parola?”. Naturalmente fu immediatamente bollato come asino da chiunque mastichi un po’ di italiano, ma il Nostro non si scoraggiò. Anzi, decise di rilanciare con la solita modestia: “Ho deciso. Continuerò a scrivere qual’è con l’apostrofo come Pirandello e Landolfi”. E il Corriere della Sera pubblicò l’enciclica via Twitter senza facili ironie. Per fortuna almeno Saviano sapeva benissimo che stava dicendo l’ennesima stupidaggine. Infatti da allora ha sempre scritto “qual è”.

L’ortodossia di Repubblica

Come era facile aspettarsi, i grandi giornalisti e il direttore responsabile di Repubblica e L’Espresso, invece, non ritennero la notizia degna di essere riportata. Anzi. I giornali Gedi hanno deciso, almeno per il momento, di non scrivere nemmeno della figuraccia fatta ieri dalla Foglietta. Si sa, a Repubblica e l’Espresso funziona così. Se Saviano dice che si scrive “qual’è”, significa che la Treccani, il dizionario Garzanti e i libri di grammatica italiana in uso alle scuole elementari hanno torto marcio.

L’umiltà di chi ammette l’errore

C’è però una sottile differenza tra la Foglietta e lo scrittore della scuderia del potente Cdb. L’attrice, infatti, accortasi della figuraccia e del pessimo esempio che rischiava di dare agli spettatori, con umiltà ha scritto su un altro cartello che “qual è si scrive senza apostrofo”. Insomma, si è infilata l’orgoglio sotto i tacchi a spillo e ha preferito rimediare al danno che rischiava di provocare all’immagine della Rai e di tutti i presenti piuttosto che sperare che lo strafalcione passasse inosservato.

Un lavoro per Di Maio

Unica consolazione, almeno per il momento: il ministro del Lavoro Luigi Di Maio non è un editorialista di Repubblica. Sennò agli italiani toccherebbe rifare le scuole elementari, magari sostituendo il sussidiario con l’Espresso. Ma visto il grande favore che il Movimento 5 Stelle ha fatto a Carlo De Benedetti, Silvio Berlusconi e Francesco Gaetano Caltagirone tagliando i viveri ai giornali liberi che fanno concorrenza ai loro giornaloni, non è detta l’ultima parola. C’è da scommetterci, come compagno di scrivania di Saviano il vicepremier si troverebbe molto più a suo agio che davanti a una telecamera.

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