ROMA – E’ finita dietro le sbarre Gina Cetrone, ex consigliera regionale del Lazio e coordinatrice di “Cambiamo! Con Toti”. Le accuse nei suoi confronti sono di estorsione, atti di illecita concorrenza e violenza privata, tutto aggravato dal metodo mafioso. Insieme a lei sono finite in carcere altre quattro persone: Gianluca, Samuele e Armando Di Silvio e il marito della donna Umberto Pagliaroli. A effettuare l’arresto gli uomini della squadra mobile di Latina su disposizione del gip di Roma.
Le indagini 1: le minacce dei Di Silvio alle imprese
Le indagini portate avanti dagli investigatori riguardano il periodo da maggio a giugno del 2016. I lavori della direzione distrettuale antimafia di Roma sono stati portati avanti anche grazie all’apporto dei collaboratori di giustizia Renato Pugliese e Riccardo Agostino. Nell’aprile del 2016, secondo gli inquirenti, Cetrone e il marito Pagliaroli chiesero l’intervento degli esponenti Di Silvio. Nel mirino un imprenditore di origini abruzzesi. Dopo averlo convocato nella propria abitazione gli chiesero il pagamento immediato di un credito vantato dalla Vetritalia srl. L’uomo venne minacciato e il giorno dopo andò in banca a versare 15mila euro in favore della società.
Le indagini 2: la concorrenza sleale durante le elezioni a Latina
Le attività illegali del sodalizio criminale, secondo quanto ricostruito, non si fermava a lavori squisitamente ‘economici’. Riccardo Agostino e Renato Pugliese, su mandato di Cetrone e Pagliaroli, costrinsero gli addetti al servizio di affissione dei manifesti elettorali degli altri candidati a non coprire quelli della loro ‘protetta’, lasciando loro soltanto alcuni spazi in luoghi determinati, lasciando quelli della Cetrone bene in vista.