MILANO – Inter fuori da tutto. Resta solo il quarto posto. E domenica vedrà il ‘Diavolo’ in una gara che si presenta tutt’altro che facile. Visti i risultati. E il morale. Giocati ieri 90 minuti che hanno solo acuito la sensazione di un gruppo senza la più pallida idea di come fare ad essere pericoloso. Meccanismi inesistenti, voglia di mettersi in luce con giocate dei singoli senza che nessuno di essi fosse dotato della qualità necessaria per essere decisivo. Tutti capi d’imputazione che rimettono Spalletti di fronte alle sue responsabilità, al netto di alibi mascherati che non possono più trarre in inganno.
L’Eintracht ai quarti
Sono oltre 13mila i tifosi al seguito dell’Eintracht a San Siro, e si sentono. La squadra tedesca dopo lo 0-0 in casa sa che deve fare gol e non perdere per centrare la qualificazione. L’Inter si presenta alla gara da vincere con 12 giocatori abili, affida gli ultimi assalti a due ragazzini (Esposito e Merola) e all’ormai solito Ranocchia centravanti. L’inizio nerazzurro è da horror: dopo 3’ Haller ha centrato, con tutta la porta a disposizione, la traversa interna sul tap-in dopo la parata di Handanovic su Kotic; dopo 5’ bisogna già rincorrere. Come contro il Psv, altra gara decisiva da vincere, l’1-0 ospite è frutto di un errore difensivo: allora Asamoah, oggi De Vrij. L’olandese cerca di gestire di testa un lancio lungo dei tedeschi, spalancando la via della porta a Jovic. Il serbo non si fa pregare, lo brucia e batte con un pallonetto il portiere. Non sarà l’ultimo errore difensivo o in fase di costruzione, Handanovic dovrà evitare il raddoppio, l’1-0 starà quasi stretto ai tedeschi al riposo.
Fra errori tecnici, cross sui difensori, tiri sballati e controlli lunghi l’Inter rischia ripetutamente di prendere il colpo del ko. A lungo a manovra offensiva nerazzurra si limita a cercare in profondità Keita, non solo sulla corsa, ma anche con palle alte dalle retrovie. Nella ripresa Spalletti prova a cambiare qualcosa, passando a 3 dietro, con Cedric e Perisic a tutta fascia, dopo un’ora entra Ranocchia per Cedric: Rano è l’unico giocatore della prima squadra sano in panchina, il tecnico non è che possa pescare granché. Alla fine rischia un Primavera, Sebastiano Esposito (2002), poi Merola (2000). Skriniar a centrocampo (e sfiora i gol al 71’), Politano ci prova da fuori, l’Eintracht con un Kostic dominante sembra poter far male a ogni ripartenza. Un po’ per Handanovic, un po’ per mancanza di cinismo di quelli di Francoforte, l’ultima coltellata non arriva. Ma la cosa prolunga solo l’agonia fino al 96’.
Gruppo allo sbando e ora il derby
Il paradosso racconta un gruppo disunito, affidato a leader che non hanno la personalità per governare la situazione e con una guida, Spalletti, oramai fuori dal progetto. Resta solo l’appiglio dell’orgoglio, a partire dal derby di domenica sera e per salvare le apparenze di una stagione partita con entusiasmo e aspettative ma contrassegnata dalla certezza di un fallimento dietro l’altro. Marotta aveva chiesto un trofeo, in linea con la storia ed il blasone del club che è chiamato a rilanciare, la risposta è stata una notte nefasta, culminata con la contestazione dei tifosi.
Tifosi inviperiti
Quando la Nord richiama i giocatori nerazzurri sotto la curva, per invitarli a tirare fuori gli attributi in vista derby, la squadra viene subissata dei fischi. E dall’altra parte, lungo tutto il terzo anello, la sciarpata dei tedeschi. Non certo un bel viatico per la partitissima di domenica contro il Milan.