ROMA – La candidatura di Carlo Calenda e il simbolo del Pd accompagnato dal logo ‘Siamo Europei’, l’accordo tra +Europa e Federico Pizzarotti (e probabilmente del Psi), l’apertura all’alleanza con Mdp. Dal punto di vista tattico-strategico l’azione di Nicola Zingaretti sta disarticolando il renzismo e i suoi cascami. La parabola politica di Matteo Renzi si sta spegnendo così, in un lento cupio dissolvi senza strappi violenti, senza scornate frontali. In attesa “dell’idea politica”, di quella linea progettuale e valoriale in grado di di rilanciare il pensiero e l’azione progressista, il centrosinistra sta sistemando lo scacchiere e ristrutturando le strutture. In questo cantiere a cielo aperto c’è una ed una sola vittima: il renzismo.
Europee, prove di una futura coalizione : +Europa con Pizzarotti, Calenda e Mdp nel Partito Democratico
Nicola Zingaretti, ad oggi, non ha tirato fuori dal cilindro l’idea del secolo. Non ha messo in campo, come è accaduto in altre zone del mondo come l’Inghilterra o la Germania, un orizzonte ideale e ‘sentimentale’ utile ad una nuova narrazione della società. Né si può sapere se mai accadrà. Ma sicuramente, per mutuare una espressione tanto cara al mondo del calcio di oggi, sta rimettendo “la chiesa al centro del villaggio”. Matteo Renzi ha attraversato come uno tsunami il mondo progressista lasciando dietro di sé tante macerie. E così il tentativo di tenere dentro Calenda, Bonino, Pizzarotti, Bersani, mondi del cattolicesimo democratico e mondi del radicalismo di Sinistra appare come la ricostruzione strutturale di un perimetro. Le Politiche si giocheranno tra coalizioni in un sistema sostanzialmente proporzionale. La probabile lista unica Pd con macchie di Mdp, la corsa europea ‘solitaria’ di +Europa con il supporto del movimento di Pizzarotti e probabilmente del Psi è la difficoltosa creazione di una futura coalizione per le Politiche.
Divisi ma affini
Le elezioni Europee non permettono alleanze. Ma l’idea di un listone appare sucida. E’ per questo motivo che il segretario Pd vede di buon occhio la creazione della lista +Europa nonostante sia separata dal Partito Democratico. E’ il tentativo di non disperdere due elettorati diversi ma affini in vista di una coalizione futura. Se +Europa e Pizzarotti riusciranno a superare il 4% per arrivare fino a Bruxelles, i sondaggi dicono di sì, Zingaretti potrà contare su un cespuglio in vista delle Politiche. Diversamente Mdp. Il partito di Speranza e Bersani non sembra in grado di superare il 4% alle Europee, il voto utile porterebbe quell’elettorato a votare direttamente per il Pd. Discorso completamente diverso alle Politiche in un’ottica di alleanze e collegi uninominali condivisi.
Zingaretti e i ‘cespugli’ del Pd: disarticolato il renzismo
E’ evidente che per ora c’è più tattica che strategia. Certo, dopo anni di divisioni e lacerazioni, l’idea dell’unità è anche strategica. Ma non basta. La destra ha il vento in poppa, ha una linea politica definita e con giustificazioni storiche. La sinistra italiana di oggi stenta a trovarle. Ma questi primi e timidi tentativi, un po’ politicisti, hanno raggiunto già due primi obiettivi concreti. Il primo, come è accaduto alle Regionali in Sardegna e Abruzzo, è l’affermarsi come seconda forza dietro il centrodestra superando la soglia del 30%. Un accontentarsi certo, ma visto lo stato di salute del centrosinistra renziano e post-renziano è già un mezzo miracolo. Il secondo è, dal punto di vista politico, quello più importante. La disarticolazione del renzismo in ogni sua forma e dimensione. Non il fratricidio, non la continuità: ma il dimenticatoio. Archiviare la stagione renziana come una parentesi sfortunata è un’operazione quasi riuscita.