Europee, Pd ancora senza leader tra congresso e ipotesi ‘listone’

Conclusa la reggenza di Martina, i Dem non vedono ancora la luce in fondo al tunnel. "Il rinvio del congresso non sarebbe una tragedia", suggerisce Marcucci

Foto Fabio Cimaglia / LaPressein foto Maurizio Martina

ROMA – Così com’era cominciata, mestamente, termina nel Pd la parentesi della segreteria Maurizio Martina. Ne ha dato il triste annuncio il diretto interessato chiudendo un inutile ‘Forum tematico’ tenuto a Milano. “Il mandato era questo, costruire un percorso dove raccogliere idee per una prospettiva e preparare il Pd a una nuova battaglia”. Ora per i Dem è tempo di proiettarsi verso le Europee. E anche qui le prospettive non sono delle più rosee.

Verso il listone unico

Avesse potuto andare fino in fondo, Martina sarebbe certamente giunto a quel traguardo che il filosofo esperto di ‘fuoco amico’, Massimo Cacciari, traccia per il Pd da tempo: l’estinzione. “Sotto il 15% alle Europee è fatta”, ha minacciato Cacciari per scuotere un uditorio ormai abituato al peggio. L’ex sindaco di Venezia, almeno, ha le idee più chiare di tutti, e considera “irrealistico” e quindi “dannoso” il listone unico alle prossime Europee. Potrebbe sì mascherare la debolezza pd, ma a costo di un ‘annacquamento’ generale.

Ipotesi posticipazione del congresso

Il prossimo passaggio sarà ora un’assemblea che Martina propone per l’11 novembre, giorno di San Martino, che dovrebbe aprire la seconda fase, finalmente quella congressuale. Ma su questo le truppe ancora si guardano in cagnesco, perdurando l’idea renziana di trovare un pretesto qualsiasi che faccia slittare il redde rationem. Ci ha provato ieri il senatore Marcucci, fedelissimo del politico di Rignano.

“Se si posticipasse non mi straccerei le vesti”, ha buttato lì. Nessun timore di un fronte pro-congresso che va da Boccia a Zingaretti, da Orlando a Franceschini a Gentiloni. Tutti vorrebbero un nuovo inizio, possibilmente senza che aleggi più quel che Cuperlo ieri definiva “il fantasma”, reclamando che ci sia discontinuità dalle politiche renziane che hanno devastato il partito.

Martina: “Il congresso può aiutarci”

“Il congresso può aiutarci, ma dipende da come lo facciamo. Non giriamoci intorno”, ha titubato come sempre il pensoso Martina. C’è il rischio che le primarie – volute dal segretario, ma non da tutti -, qualora si accendessero sullo scontro Zingaretti-Minniti, possano ulteriormente dissanguare le forze. Quel che è davvero “patrimonio di tutti” è che il Pd debba “andare oltre”.

Unire il fronte

Un “listone più largo, con Zingaretti che è capace di unirlo”, spera Franceschini. “Nome nuovo”, propone, e condividono in tanti. Persino Gentiloni, che tempo fa s’era indignato, ieri è sembrato possibilista: “Vediamo prima come ci presenteremo alle elezioni, facciamo il congresso al più presto”. Orizzonte nuovo che renziani (e non solo) sperano poter essere quei comitati civici che si sono visti in piazza l’altro giorno al Campidoglio. Avanguardia di un nuovo partito, è l’ultimo grido in fatto di furbate renziane. Loro sperano che funzioni.

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