ROMA – Prima l’udienza, nell’aula al secondo piano del Palazzo della Consulta. Poi l’abbraccio di chi sacrifica un pezzo di vita per la stessa battaglia. Marco Cappato, Valeria Imbrogno e Mina Welby si stringono, fiduciosi e sicuri di condividere un momento storico, comunque vada. L’esponente dei Radicali e le due donne che in periodi diversi hanno vissuto drammi tanto vicini nella morte dei rispettivi compagni, aspettano la decisione della Corte sulla punibilità dell’aiuto al suicidio.
Cappato si difende
Cappato è sereno: “Rifarei tutto – assicura subito dopo l’udienza pensando a Dj Fabo -. Ho aiutato Fabiano perché l’ho ritenuto mio dovere morale, e presto sapremo se può essere riconosciuto anche come diritto. È una decisione difficile e importante, perché la posta in gioco è la libertà di tante persone in condizione di sofferenza”. Davanti ai giudici parlano per lui i legali Filomena Gallo e Vittorio Manes, secondo i quali la normativa attuale “genera un vulnus costituzionale ed è giunto il momento di una dichiarazione di incostituzionalità. Che è l’unica decisione coerente”.
Domani la decisione della Consulta
Il quadro legislativo è identico a un anno fa, quando la stessa Corte, con un’ordinanza, aveva chiesto un intervento in materia del legislatore: “Dobbiamo prendere atto che il Parlamento non ha deciso, o forse ha deciso di non decidere”, dice Manes, al quale fanno eco le parole di Gallo: “Nessuna delle iniziative legislative è andata oltre l’avvio degli esami in commissione”, e ancora: “Il legislatore italiano purtroppo non ha fatto la sua parte e ci troviamo di nuovo a discutere la questione senza una risposta”.
La dichiarazioni di incostituzionalità
La dichiarazione di incostituzionalità, proseguono i legali, “permetterebbe a questa Corte di evidenziare che la dignità di morire non è diversa in alcune circostanze della dignità di vivere”. Da parte sua l’avvocato dello Stato Gabriella Palmieri, nell’esprimere la posizione di Palazzo Chigi, auspica una decisione che concili “la necessità di risolvere un caso così doloroso con quella di non elidere del tutto la possibilità di eventuali future regolazioni normative”, perché sul tema “serve una disciplina generale”.
Il nodo ‘eutanasia’
In aula Valeria Imbrogno, compagna di Fabo, e Mina Welby, moglie di Piergiorgio, assistono in un silenzio composto, che vale più di tante parole. “Confido in una risposta positiva – dice Imbrogno prima di lasciare la Consulta – credo che Fabiano oggi sarebbe felice come tutti noi”.
(LaPresse/di Alessandra Lemme)