Arrestato dalla Guardia di Finanza l’avvocato Pietro Amara, su indicazione dalla Procura di Potenza, nell’ambito di un’inchiesta su presunte irregolarità legate al caso ex Ilva. Nel procedimento, è indagato anche l’ex procuratore di Taranto, Carlo Maria Capristo. Amara è stato in passato consulente legale di Ilva.
Corruzione in atti giudiziari: è questa l’ipotesi di reato contestata dalla procura di Potenza all’ex procuratore di Taranto, Carlo Maria Capristo, che è stato anche procuratore di Trani, nell’inchiesta in cui è indagato assieme agli avvocati Pietro Amara e Giacomo Ragno e al poliziotto Filippo Paradiso. Per Amara e Paradiso è stato disposto il carcere, mentre Ragno è ai domiciliari Per Capristo è stato disposto l’obbligo di dimora a Bari. I fatti contestati riguarderebbero anche l’ex Ilva. Le misure sono state eseguite dagli agenti della Mobile di Potenza.
Capristo è già imputato per tentata concussione ai danni di due pubblici ministeri, dopo l’inchiesta coordinata sempre dalla procura di Potenza, funzionalmente competente, avviata dopo la denuncia di una magistrata.
Secondo la Procura di Potenza “Capristo vendeva stabilmente ad Amara e Nicoletti la propria funzione giudiziaria, sia presso la procura di Trani che presso quella di Taranto“, ha spiegato il procuratore capo di Potenza, Francesco Curcio.
L’inchiesta che coinvolge protagonista della vicenda sulla ex Ilva
L’inchiesta nasce a giugno 2020, dopo le prime indagini nei confronti di Capristo, scaturite dalla denuncia di una pm, che portarono all’arresto del magistrato Capristo per tentata concussione ai danni della magistrata. Accusa per la quale è stato, nel frattempo, rinviato a giudizio.
L’agente Paradiso, nella ricostruzione dell’accusa, avrebbe svolto il ruolo di intermediario presso Capristo, “per conto e nell’interesse di Amara”. Capristo avrebbe ottenuto “in cambio l’utilità costituita dal costante interessamento di Amara e Paradiso, il secondo stabilmente remunerato dal primo, per gli sviluppi della sua carriera”, dal momento che cessava definitivamente dal suo incarico di procuratore di Trani nel 2016 e sarebbe rimasto privo di incarichi direttivi.
L’interessamento di Amara e Paradiso “consisteva in una obbligazione di mezzi e non di risultato verso Capristo” e si manifestava “in una incessante attività di raccomandazione, persuasione e sollecitazione svolta, in favore di Capristo, dai corruttori su componenti del Consiglio superiore della magistratura, da loro conosciuti direttamente o indirettamente e su soggetti ritenuti in grado di influire su questi ultimi, in occasione della pubblicazione di posti direttivi vacanti d’interesse di Capristo”. Fra questi, ci sarebbero stati la procura generale di Firenze e quella di Taranto.
(LaPresse)