Milano, 24 apr. (LaPresse) – Per la prima volta da quando la piattaforma è online, gli utenti di Facebook avranno il diritto di fare appello contro le decisioni sui singoli post, per i quali sarà possibile chiedere una seconda opinione quando si riterrà che il social network abbia compiuto un errore di valutazione. Ad annunciare la novità è la stessa azienda, che a una settimana dalla presentazione delle novità in tema di gestione delle privacy ha pubblicato oggi le linee guida interne che utilizza per applicare gli “standard della comunità”, cioè i criteri attraverso i quali viene stabilito cioè che è ammensso o non ammesso sulla piazza virtuale. “Abbiamo deciso di pubblicare queste linee guida interne per due ragioni”, spiega in una nota Monika Bickert, vp of Global product Management ed ex pubblico ministero, “per prima cosa, le linee guida aiuteranno le persone a capire come prendiamo le decisioni su questioni delicate. Inoltre, questi dettagli renderanno più semplice per tutti, inclusi gli esperti di diversi settori, darci un feedback per migliorare le linee guida e, con il tempo, le decisioni che prendiamo”.
La possibilità di fare appello, spiega la stessa Bickert, sarà implementata nel corso del prossimo anno. A partire dai post che vengono rimossi per nudità, attività sessuale, incitamento all’odio o violanza esplicita. Il meccanismo studiato da Facebook prevede che chiunque abbia subito la rimozione di una foto, un video o un post perché questo viola gli standard, riceverà una notifica e potrà decidere di chiedere un’ulteriore revisione. La richiesta verrà presa in carico e, nel caso si rilevi un errore, generalmente entro le 24 ore, il contenuto sarà ripristinato. Una precisazione importante, riguarda chi si occuperà degli appelli: per quanto Facebook spieghi di utilizzare anche l’intelligenza artificiale per identificare i post che potrebbero andare contro gli standard, a occuparsi dei “ricorsi” sarà sempre un essere umano, quindi uno dei 7.500 revisori che lavorano nel team di Community Operations attivo 24 ore al giorno, sette giorni su sette, in oltre quaranta lingue. “Stiamo lavorando per ampliare ulteriormente questo processo, includendo più tipi di violazioni e dando alle persone la possibilità di fornire maggior contesto che potrebbe aiutarci a prendere la decisione giusta”, anticipa in prospettiva la dirigente.