NAPOLI – Le armi dell’Alleanza di Secondigliano, per vincere la faida con i Calone-Esposito-Marsicano. E’ la strategia dei Carillo-Perfetto.
Gli investigatori disseminano di microspie l’appartamento in via Evangelista Torricelli, usato dal ras Antonio Carillo. E captano decine di conversazioni. Tutte trascritte nell’ordinanza cautelare del maxi blitz con trenta arresti del 14 luglio. E’ uno spaccato della guerra per controllare le piazze di spaccio.
La Procura: a causa delle criticità nei rapporti con il gruppo Calone-Marsicano, i Carillo-Perfetto si mostrano particolarmente preoccupati di rifornirsi di nuove armi per arricchire il proprio arsenale. E meditano di chiederle a sodalizi più navigati e organizzati, come i Contini del Vasto. Vediamo perché.
Lo scontro per loro volge male: stanno perdendo la battaglia. Ma dietro hanno alleati potenti come l’Alleanza di Secondigliano (Contini-Mallardo-Licciardi). Il Sistema non può combattere una guerra a distanza, ma possono fornire supporto logistico e armi. E i Carillo-Perfetto hanno urgente bisogno di difendere con le unghie la piazza di spaccio in via Torricelli (principale fonte di guadagno).
In una conversazione intercettata, uno degli indagati racconta di aver cercato in tutta Napoli una micidiale pistola calibro 9 a doppio caricatore, ma di non averla trovata. “Sono arrivato addirittura in mezzo al Buvero (il Borgo Sant’Antonio Abate, zona dei Contini, ndr)”. Non solo. In un altro dialogo captato si fa riferimento alla ricerca affannosa di qualunque arma disponibile: dai giubbotti antiproiettile, alle mitragliatrici Uzi, M-12, ai kalashnikov. Insomma un arsenale da fronte bellico. Questo perché serve respingere gli attacchi degli Esposito-Calone-Marsicano.
“Il gruppo si dota di armi proprio per rafforzare la propria attività illecita dedita allo spaccio di sostanze stupefacenti – scrivono i magistrati – e per difendere ed ampliare il controllo del tenitorio”. E ancora: serve difendere la piazza di spaccio in via Torricelli e nella fase cruenta della faida serve un rifornimento continuo di armi. Quelle recuperate dal sodalizio non bastano più ed è necessario rivolgersi ad altre cosche, più potenti: come i Contini del Vasto.
La Procura: “Il 31enne un leader indiscusso”
Leader indiscusso. La figura del ras Antonio Carillo è tracciata nell’ordinanza di custodia cautelare per la maxi operazione, che il 14 luglio ha portato a trenta arresti. E ha azzerato le gerarchie delle due fazioni in guerra.
Secondo gli inquirenti, a lui i sodali facevano riferimento per qualunque necessità organizzativa. Non altro Carillo è il nipote dell’ex boss Pasquale Pesce, oggi collaboratore di giustizia. Una sorta di eredità. Tanto che sempre il 31enne avrebbe coordinato la piazza di droga in via Evangelista Torricelli e la sua difesa dagli attacchi dei rivali, i Calone-Esposito-Marsicano.
La Procura lo indica come “capo e organizzatore”.Il 31enne è stato arrestato dalla polizia il 4 agosto in un appartamento in via Marano-Pianura dopo quasi un mese di irreperibilità. Con lui c’erano due uomoni. Uno di via Trencia e un altro della zona.
L’accordo con i Marfella-Pesce: 150 euro a settimana per i detenuti
A ogni detenuto 150 euro a settimana (da intendersi le famiglie). L’accordo è fatto: i Carillo-Perfetto non pagheranno le quote ai clan a Pianura, perché hanno preso l’impegno di versare le mesate alle mogli dei reclusi. Tutto girava intorno alla parola data. Ma secondo la Procura, l’intesa salterà poco più tardi, quando i Calone-Esposito-Marsicano esigeranno una quota dei guadagni della piazza di spaccio in via Torricelli e i Carillo agiteranno (inutilmente) il patto. Nell’ordinanza cautelare i magistrati raccontano l’antefatto. Non solo. Tracciano l’albergo genealogico dei clan: indicano i Carillo-Perfetto diretta discendenza dei Marfella-Pesce. Mentre i Calone-Esposito-Marsicano derivano dai Mele. Dietro ai Marfella-Pesce c’è l’Alleanza di Secondigliano, formata dai Licciardi, Contini e Mallardo. Proprio i Licciardi hanno avuto da sempre mire espansionistiche a Soccavo e Pianura, tanto da insediare un luogotenente (assassinato). Lo racconta bene un pentito: “I Licciardi misero un loro luogotenente di Secondigliano per occuparsi della zona di Soccavo e Pianura. Per questo motivo i clan locali decisero di ucciderlo. Dopo la morte, i secondiglianesi non avevano più nessuno per poter inserirsi nella zona di Soccavo e Pianura. Loro hanno sempre avuto interessi ad entrare nella zona occidentale di Napoli, tanto che stabilirono altre alleanze”. Oggi il rione Cannavino è tornato a essere una polveriera. E’ nel mirino dei Calone-Esposito-Marsicano. Vogliono strappare la ricca piazza di spaccio in via Torricelli ai Carillo-Perfetto (approfittando del momento di debolezza dei rivali, dopo la retata e l’arresto di Antonio Carillo). Ma anche le forze dell’ordine marciano sul Cannavino alla ricerca dei deposito della droga. Tre giorni fa hanno sequestrato due pistole. Poche ore prima quasi due chili di stupefacenti. La faida non è finita.
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