Napoli, faida di Ponticelli: il pentito fa tremare i boss dei De Micco

NAPOLI – Il pentito parla e i boss tremano. Antonio Pipolo è sotto ai riflettori della Procura. Di più. Il 27enne sta raccontando il suo passato nei De Micco. Oggi aveva un ruolo marginale. Ma un tempo era molto vicino alla catena di comando, quando a guidare il gruppo c’era Marco De Micco, detto Bodo. Per oltre un anno gli sono stati affidati incarichi di primo ordine. Spedizioni e imbasciate per conto del clan. E forse qualcosa oltre. Insomma si fidavano di lui. Nessuno immaginava che avrebbe fatto un passo (meglio dire salto) verso le forze dell’ordine.

E Pipolo oggi sta raccontando quei retroscena, che gli inquirenti ritengono importanti, per ricostruire vicende passate, in qualche caso archiviate per mancanza di prove. Ecco, se tutto va bene – questo è il piano della Procura – potranno essere riaperti casi importanti, che si pensava dovessero restare irrisolti per sempre. Sepolti tra gli scaffali del tribunale. Potranno venire fuori esecutori e mandanti: chi ha fatto cosa, perché e per conto di chi. Potrebbe cadere da un momento all’altro la piramide criminale. Per ora il suo racconto è sotto stretto riserbo. Gli investigatori cercano riscontri: le ‘propalazioni’ dei pentiti non bastano a suffragare un’accusa fino alla fine del processo.

Ma sviluppi potrebbero arrivare nelle prossime settimane, con arresti e misure cautelari. Si vedrà. Intanto alcuni familiari di Popolo hanno già lasciato il quartiere. L’aria si è fatta pesante. Lo sanno tutti. Probabilmente i ras di Ponticelli s’aspettavano che Pipolo si fermasse al racconto del duplice omicidio in via Eugenio Montale. Ma così non è stato. E’ andato oltre. Una scelta netta. Ora è a disposizione della magistratura. Molto potrà ancora raccontare. Ha già spiegato come siano morti Carlo Esposito e l’operaio incensurato Antimo Imperatore.

Esposito era l’obiettivo: ritenuto vicino ai De Martino XX. L’operaio era nella traiettoria dei proiettili: stava montando una zanzariera in quel momento. C’è una frattura visibile tra i Bodo e i De Martino, ma non sarebbe il movente dell’agguato. Pipolo ultimamente aveva frizioni continue con la sua paranza, tanto che avevano deciso di lanciargli un messaggio, di punirlo. Decisione che non gli era mai andata giù. Avrebbe agito d’impeto contro il suo stesso gruppo. Ecco perché ora s’aspettava una ritorsione brutale. Tanto da spingerlo ad andare dai carabinieri la mattina stessa, dopo aver sparato in via Montale.

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