NAPOLI – Rimase 36 giorni in terapia intensiva poi, il 14 aprile del 2020 morì in ospedale. Si chiamava Gaetano Mercurio e nelle informative veniva indicato come il braccio destro del boss Troncone. Il Covid aveva preso a dilagare e il lockdown fermò quella che sembrava una guerra pronta a scoppiare con tutta la sua violenza. E’ passato quasi un anno. il Covid c’è ancora e la guerra sembra essere ripresa nell’area flegrea anche se gli attori sembrano cambiati.
L’agguato in via Leopardi che costò la vita al vecchio ras Antonio Volpe, cognato dei Baratto, sembrò essere una risposta in differita al delitto di Mercurio. Le indagini, infatti, andarono nella direzione di via Brigata Bologna, la roccaforte dei Troncone, dove fu anche trovata un’arma compatibile con quella dell’omicidio di Volpe. Botta e risposta? Non è così facile. In quella porzione di territorio, in via Leopardi, a ridosso del rione Lauro a Fuorigrotta insistono altri gruppi. I Cesi e gli Iadonisi in particolare. In passato tutt’uno con, e più di recente, soggetti a una profonda spaccatura che per gli inquirenti avrebbe potuto portare a conseguenze violente in qualunque momento.
La lente è puntata sul rione Lauro. Volpe aveva lì vicino la sua tabaccheria. Per gli inquirenti le sue attività potrebbero aver dato fastidio ad altri malavitosi che insistono sul territorio flegreo che, di recente, si è trasformato in una polveriera. Gli investigatori hanno rilevato come da qualche tempo alcuni soggetti legati ai Baratto, abbiano cominciato a “farsi vedere in giro”. Non sembrava che l’organizzazione avesse deciso di occuparsi, almeno apertamente, di attività illecite in maniera tale da pestare i piedi a qualche altro clan. Già da tempo, infatti, i soldi sono stati investiti in attività pulite come bar e tabaccherie. Un segnale che, come già accaduto per altri gruppi, anche i Baratto, ormai lontani dai riflettori della giustizia, potrebbero aver deciso di uscire dalla scena criminale lasciando il posto a nuovi e giovani ras. Da alcune informative i reduci del gruppo Iadonisi avrebbe deciso di barricarsi in casa e non per la pandemia.
La famiglia che fa capo al boss Francesco, arrestato di recente, non vivrebbe un periodo felice benché di recente un appartenente al gruppo sia stato scarcerato e sia tornato a casa senza più mettere il naso fuori. Fuorigrotta al centro di una faida? Non solo. Perché anche al rione traiano sono state registrate delle fiammate. Risale a martedì pomeriggio l’ultima ‘stesa’ in via Romolo e Remo. Per gli investigatori quella scorribanda armata sarebbe collegata alla doppia sparatoria di venerdì a Fuorigrotta quando, alle 16 in via Leopardi, un commando in moto avrebbe fatto fuoco contro un soggetto della famiglia Volpe. Il cerchio investigativo sembra essere ancora lontano dal chiudersi.