TORINO – Dal 2001 al 2006 il medicinale Cabaser prodotto dalla Pfizer aveva determinato ad un uomo di una città del centro nord affetto da Parkinson effetti collaterali incontrollabili, tra cui ludopatia ed ipersessualità. Pesantissimi sconvolgimenti della vita che lo avevano costretto anche a licenziarsi dal lavoro. La ludopatia era scomparsa alla cessazione dell’uso del farmaco. Per questo si era rivolto al Tribunale di Milano nel 2015, sostenendo che le reazioni avverse fossero note da molti anni, ma che fossero state aggiunte sul foglietto illustrativo solo a partire dal 2007.
La decisione del tribunale
Il Tribunale a marzo dell’anno scorso aveva “accertato la responsabilità di Pfizer Italia s.r.l. nella determinazione dell’effetto collaterale della ludopatia per assunzione di Cabaser” e condannato l’azienda farmaceutica statunitense a risarcire circa 200.000 euro per danni morali e circa 300.000 per danni economici. Pfizer ha fatto ricorso ma la Corte di appello di Milano ha confermato la responsabilità dell’azienda. Ne dà notizia lo studio legale torinese Ambrosio & Commodo, che si è occupato della causa.
“In questo caso – fa presente l’vvocato Chiara Ghibaudo – l’informativa è mancata e per lungo tempo i bugiardini hanno del tutto omesso tali informazioni vitali nonostante le aziende del comparto al loro interno ne discutessero da anni”. E l’avvocato Bertone precisa: “Non abbiamo mai messo in dubbio l’ottima azione sotto il profilo medico, riconosciuta anche dal nostro cliente, ma semplicemente il difetto per mancanza di una qualità fondamentale ovvero l’indicazione in foglietto illustrativo delle reazioni avverse: gli utilizzatori devono sempre conoscerle in anticipo. I foglietti illustrativi non sono tutti uguali”.
Il farmaco causò ludopatia
Sotto il profilo dello sconvolgimento della vita per 6 anni le sentenze ricordano le dichiarazioni rese dal cliente ai periti del Tribunale: “I primi sintomi si sono manifestati pochi mesi dopo l’assunzione di Cabaser. Mangiavo di più e ero diventato ipereccitato sul piano sessuale… Poi ho cominciato a giocare… i primi tempi senza denaro… per finta. Invece di lavorare guardavo il casinò on line…Poi feci il primo bonifico bancario a una società con sede nell’isola di Man… i primi cinquanta dollari… ma non duravano niente… così accorciai sempre più i tempi dei bonifici per poter giocare. Poi ho cominciato con le carte di credito… credevo di essere impazzito. Mi chiedevo ‘perché non riesco a fermarmi? perché questo continuo impulso a giocare?… Mi dimenticavo assolutamente di lavorare. Giocavo in ufficio… e a casa di notte, mentre mia moglie dormiva… sono diventato anche bugiardo perché non si accorgesse di nulla…”. Un incubo che si è concluso nel 2007 e che ora si è trasformato in un risarcimento da mezzo milione di euro.
(LaPresse)