NEPAL – Una foto spettacolare senza dubbio ma che non può essere ‘leggera’ come tante altre. L’hanno scattata e condivisa alcuni scalatori sulla cima dell’Everest dimostrando un sovraffollamento senza precedenti. E, secondo gli esperti, per questo motivo particolarmente pericoloso. Una fila chilometrica composta, a quanto pare, da oltre 300 scalatori in fila uno dietro l’altro, che hanno sfruttato la finestra di bel tempo per provare a raggiungere la cima della montagna.
I pareri contrastanti sulla situazione sull’Everest
A differenza di quel che si potrebbe pensare, l’immagine, affascinante come detto e senza dubbio suggestiva, è testimonianza di un rischio concreto. Anche perché i dati recenti relativi alle spedizioni sulla vetta più alta del mondo sono emblematici. Nell’ultima settimana, infatti, sono ben sette gli scalatori morti proprio a causa di malori dovuti all’altitudine. Le voci, in tal senso, sono contrastanti. Il capo dell’ufficio del turismo nepalese Danduraj Ghimire ha definito “senza senso” le voci per le quali tra le cause di morte degli scalatori potrebbe esserci il sovraffollamento della cima e i tempi lunghissimi, fino a due ore di coda, per raggiungere la vetta. Tuttavia secondo gli esperti l’ipotesi non è del tutto infondata. Questo soprattutto per la questione ossigeno che, ad ogni passo verso la cima, manca sempre di più.
L’ultima vittima un manager americano
L’Everest è alto infatti 8.848 metri: lì ogni respiro contiene un terzo dell’ossigeno rispetto a quello che si trova al livello del mare e il corpo umano si deteriora più rapidamente potendo sopravvivere solo pochi minuti. Bisognerà dunque contenere in qualche modo le spedizioni sperando che intanto non ci siano altre vittime. L’ultima, due giorni fa, è stato il 55enne americano Donald Cash, che aveva addirittura lasciato il suo lavoro di manager per realizzare il sogno di scalare le sette montagne più alte in ciascun continente. Un sogno, purtroppo, infrantosi sulla vetta più alta del pianeta.