ROMA – “Finalmente libera”, il titolo della lettera di commiato al M5S che Debora Billi, l’ex capo comunicazione ha scritto su Facebook. Nel titolo si evince tanta amarezza e rabbia nella decisione di dover lasciare il Movimento per il quale ha lavorato a stretto contatto con Rocco Casalino e Ilaria Loquenzi. Ma “L’obbrobrio che si è consumato nel Palazzo – sottolinea – ha superato in nefandezza il golpe del 2011”.
Debora Billi saluta e se ne va
Un vero e proprio malessere psicologico quello di Billi che molti altri appartenenti al Movimento stanno vivendo in queste ore. Dopo quanto accaduto nel Palazzo, con l’insano matrimonio con Nicola Zingaretti, si è consumato un vero e proprio ribaltone politico. Dbora non le manda a dire. Lei che per il Movimento ha lavorato nell’ombra scrivendo “decine di post per il blog di Beppe, nessuno dei quali a mio nome – ha sottolineato – e alcuni dei quali finiti sulle prime pagine”.
La metamorfosi
Ha pagato, in prima persona, Debora Billi, la metamorfosi del Movimento. Ha cercato di aprire gli occhi agli italiani, di combattere quel potere, sostiene la donna, che oggi, invece, difende a spada tratta, con la forza e con i denti. Anche accettando condizioni fino a ieri irrealizzabili, come l’apparentamento col Pd, tanto disprezzato e vituperato.
L’inquietudine della base grillina la si legge sui blog, ora dopo ora, con migliaia di post che aumentano a dismisura. Ora Debora annuncia di lasciare quel Movimento in cui racconta di aver vissuto momenti bellissimi anche se le sono costati veri sacrifici: “A rendermi la vita impossibile e poi a buttarmi fuori nel 2018 furono alcune mezze figure di capacità nulle, e qualche arrampicatore che ha poi fatto carriera”.
Chiudi e passerà
‘Chiudi e passerà’: è la frase che il giornalista e scrittore Gianroberto Casaleggio, le ha rivolto per aiutarla a digerire bocconi troppo amari. Ma assieme al M5S è passato anche lui, morto nell’aprile del 2016: lui che diceva sempre: “Alleanza con Pd? Uscirei dal Movimento”. “Era malato – dice Debora di Casaleggio – aveva i giorni contati, e fu così che nel M5S partì la prima Foresta dei Pugnali Volanti. In quella guerra sanguinosa e tutta interna, tanti furono i morti lasciati a terra. In primis i meetup, quelli litigiosi ma anche quelli ‘scomodi’; poi singoli attivisti, scomunicati di botto; e poi la gente nel Palazzo, dai parlamentari agli umili lavoratori della vigna M5Scome ero io o come era Messora”. Ma “ho sempre combattuto, malgrado tutto. Sono riuscita a togliermi soddisfazioni a dispetto di molti: la campagna di Luigi sui ‘taxi del mare’ è stata un’idea mia, e ha aperto gli occhi al Paese sui trafficanti di uomini. E’ questo ciò che fa un giornalista, specialmente se ‘al servizio’ di un partito che è (era) nato per aprire gli occhi ai cittadini”.
Torno libera e buona fortuna
“Addio M5S, torno ad essere libera. Non devo più fedeltà a nessuno: Gianroberto è morto, ma mi piace pensare che avrebbe approvato. E al mio disgraziato Paese, buonanotte e buona fortuna.