NAPOLI – Diciotto furti in aziende del nord Italia con la tecnica del finto corriere. Sette arresti dei carabinieri di Verbania: uno a Milano, cinque a Napoli e uno a San Giuseppe Vesuviano. L’accusa è associazione per delinquere finalizzata alla commissione di furti in danno di imprese del settore tessile. I fatti. Finti corrieri utilizzavano autocarri presi a noleggio, indossando casacche di note società di logistica. L’indagine, da settembre a novembre 2022, ha consentito di ricostruire la struttura del gruppo e di risalire agli episodi contestati.
All’alba di ieri i militari hanno eseguito l’ordinanza cautelare in carcere per Luigi Cirino, 66 anni; Carmine Caputo, 41 anni, Antonio Caldarelli, 64 anni, Andrea Polverino, 50 anni, Alessandro Cardone, 29 anni. Ai domiciliari Aniello Miranda, 29 anni e Vincenzo Caldarelli, 77 anni. Abitano nella zona di Montesanto. Il provvedimento è del tribunale di Verbania. Nel collegio dei difensori gli avvocati Virginia De Marco, Andrea Scardamaglia e Ciro Arino.
Secondo gli inquirenti, sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di furti aggravati dal mezzo fraudolento e di complessivi 18 episodi di furto realizzati attraverso la tecnica dei ‘falsi corrieri’, consistente nel contattare telefonicamente attività produttive, simulando di essere addetti di note società di logistica, organizzando il finto ritiro di merce destinata a terzi, per poi far intervenire presso i magazzini delle vittime, membri del sodalizio presentatisi come ‘corriere’. Successivamente la merce veniva trasportata a Napoli. Il provvedimento restrittivo, che scaturisce dalle indagini condotte dal dipendente nucleo investigativo nel periodo compreso tra settembre/dicembre 2022, anche attraverso supporto tecnico di intercettazioni telefoniche, telematiche, ambientali ha permesso di recuperare e restituire agli aventi diritto, merce trafugata per un importo complessivo di 400.000 euro. Cinque arrestati dopo le formalità di rito, sono stati condotti presso la casa circondariale di Poggioreale, gli altri due sono ai domiciliari.
La Procura ha tracciato anche i ruoli degli indagati. E parla di struttura ben definita. Tutto partiva dal telefonista, operativo nel centro di Napoli, con il compito di contattare il più ampio numero possibile di aziende, al fine di comprendere chi avesse in quel giorno della merce in pronta consegna e, in tal caso, organizzare con le batterie di falsi corrieri operative sul territorio il ritiro della refurtiva. Poi c’erano le batterie di falsi corrieri che, utilizzando autocarri a noleggio a cui venivano alterate le targhe, e divise di note società di logistica, gravitavano in distinte aree del nord Italia, presentandosi, su input del telefonista, presso i magazzini delle società frodate per impossessarsi della merce. E ancora gli addetti al deposito/trasporto della refurtiva nella città di Napoli, i quali mettevano a disposizione del sodalizio i propri garage/magazzini per stoccare la refurtiva in attesa di essere trasportata ‘in sicurezza’ nel capoluogo campano, dove veniva poi reimmessa nel circuito legale dei mercati rionali.
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