Un incubo durato mesi per molte donne in tutta Italia, un incubo che ora trova il suo epilogo nelle aule di giustizia. Salvatore Sisto Urgo, napoletano di 42 anni originario della provincia (nello specifico, di Torre Annunziata) e residente a San Mauro Forte (Matera), è accusato di aver messo in atto una serie di truffe e abusi ai danni di almeno 18 donne, molte delle quali provenienti dalla provincia di Lecce. L’accusa è quella di essersi spacciato per ginecologo, sfruttando la fiducia delle sue vittime per soddisfare le sue perversioni. L’indagine, che ha preso il via nel 2021, si è concentrata su un periodo di tre mesi, tra luglio e ottobre, in cui Urgo avrebbe contattato le sue vittime, tutte donne tra i 20 e i 40 anni, con l’inganno. I dati sanitari, ottenuti attraverso abilità da hacker o altre modalità illecite, gli avrebbero permesso di raggiungere le sue vittime.
Urgo, spacciandosi per un medico di laboratorio o per un ginecologo di una struttura ospedaliera dove le donne avevano recentemente effettuato esami, si è infiltrato nella loro quotidianità. Da qui, il passo è stato breve per manipolarle con false diagnosi, facendo loro credere di essere il professionista che si occupava della loro salute e proponendo trattamenti “urgenti”. Le donne coinvolte, ignare del raggiro, si sono fidate dei presunti consigli medici, seguendo le istruzioni ricevute. Urgo ha chiesto loro di inviare foto e video delle proprie parti intime, dietro la promessa di una “cura accelerata” o di un miglioramento clinico. Il reato di tentata violenza sessuale, acquisizione fraudolenta di dati personali e usurpazione di funzioni pubbliche è il capo di imputazione principale per il quale il pubblico ministero Luigi Mastroniani ha avanzato la richiesta di rinvio a giudizio.
Urgo ha sfruttato il contesto medico per soddisfare le proprie perversioni, un abuso di potere che ha scosso non solo le vittime, ma l’intera comunità locale. Secondo le indagini, Salvatore Sisto Urgo non si limitava a falsificare diagnosi, ma manipolava psicologicamente le sue vittime, inducendole a compiere atti di autoerotismo e a condividere dettagli intimi della loro vita sessuale. Il suo obiettivo era esclusivamente quello di soddisfare le sue richieste perverse, facendo leva sulla buona fede delle donne che si credevano in contatto con un professionista della salute. Le indagini sono scattate in seguito alla denuncia di alcune delle vittime, che, una volta accortesi dell’inganno, hanno deciso di denunciare l’accaduto. Da lì, la macchina giudiziaria ha preso il via, con il caso che è stato affidato alla magistratura di Lecce. Nel dicembre del 2012, Urgo era stato arrestato in precedenza in relazione ad altre inchieste, ma la sua condotta criminale non si era fermata. Ora, dopo anni di inchieste e condanne, è stato arrestato nuovamente e si trova in carcere.
Durante l’udienza preliminare, tenutasi presso il tribunale di Lecce, la difesa dell’imputato, rappresentata dall’avvocata Claudia Strafella, ha preannunciato la richiesta di rito abbreviato, condizionata da una perizia psichiatrica che dovrà accertare le condizioni mentali dell’imputato al momento dei fatti. Le vittime del raggiro, ora assistite da una schiera di avvocati, tra cui Giacinto Mastroleo, Mauro Toma, Simone Viva, Rosalba Pindinello, Antonella Corvaglia, e Angelo Benedetto, si sono costituite parte civile nel processo. In particolare, gli avvocati delle vittime hanno sottolineato come il comportamento di Urgo non solo abbia violato la privacy e la dignità delle donne coinvolte, ma abbia anche compromesso la loro serenità psicologica e fisica. Le difese, infatti, puntano a dimostrare la gravità psicologica del crimine, che va oltre la mera truffa e tocca le corde della violenza sessuale e psicologica. In questo contesto, le vittime hanno denunciato non solo il danno fisico, ma anche quello emotivo, poiché si sono sentite vulnerabili e tradite da un soggetto che avrebbe dovuto prendersi cura della loro salute. L’udienza preliminare ha visto la costituzione delle parti civili e la decisione sulla richiesta di rito abbreviato è prevista per il 18 febbraio. In attesa di una sentenza, il caso ha suscitato un acceso dibattito sulla sicurezza dei dati sanitari e sulle modalità di protezione delle pazienti nel settore medico. Le indagini hanno evidenziato una falla nel sistema di protezione dei dati sensibili, facendo emergere la necessità di una revisione delle procedure relative alla tutela della privacy, soprattutto per quanto riguarda i dati sanitari.