Fiumi di contanti con le false fatture. L’accusa: Piccolo tra i custodi del cash

Per la Procura il 28enne sarebbe stato anche un interlocutore costante di Barbato

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CASAPESENNA – Agli importi da capogiro delle false fatture corrisponde un altrettanto esorbitante quantitativo di contante messo in circolazione. E tra coloro che, secondo la Procura di Bologna, avrebbero custodito e trasportato il denaro nella presunta associazione a delinquere guidata da Cipriano Barbato e Franco Cristiano, figura anche il casapesennese Giuseppe Piccolo, 28 anni.
Il sistema finito sotto la lente della guardia di finanza e della polizi di Stato sarebbe stato finalizzato a una sistematica emissione di fatture per operazioni inesistenti, attraverso una holding composta da società ‘cartiere’ con base in Emilia Romagna. Di queste fatture avrebbero beneficiato imprenditori delle province di Bologna, Napoli e Caserta, soprattutto dell’Agro aversano, desiderosi di evadere il fisco iscrivendo i documenti falsi nei loro registri contabili.

A fronte dell’emissione delle fatture, tali imprenditori avrebbero effettuato bonifici dai conti delle proprie ditte verso quelli delle società cartiere. I referenti di queste ultime prelevavano in contanti il denaro ricevuto, restituendolo ai ‘clienti’, ma trattenendo una percentuale come commissione per il servizio reso.

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Piccolo, givane imprenditore, stando a quanto sostenuto dalle fiamme gialle – che hanno condotto l’indagine – avrebbe, almeno in un’occasione, sostituito Barbato nell’attività di restituzione del denaro all’uomo d’affari che aveva versato i soldi in cambio della falsa fattura. Sempre secondo l’accusa, sarebbe stato anche un interlocutore costante di Barbato, confrontandosi con lui sulle decisioni operative legate all’attività illecita, e avrebbe inoltre fatto da procacciatore di altri imprenditori interessati a ottenere false fatture.
Nell’inchiesta risultano coinvolti, tra gli altri, anche gli imprenditori di Casal di Principe Lucio, Noè e Domenico Cacciapuoti. Le loro società – Costruzioni Cacciapuoti, F.lli Cacciapuoti e CN Costruzioni – avrebbero chiesto e beneficiato del sistema illecito messo in piedi da Barbato e Cristiano.

L’altro ieri il Tribunale di Bologna, in relazione a questa indagine, ha emesso 29 misure cautelari: custodia in carcere per Cipriano Barbato, arresti domiciliari per Franco Cristiano e obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria per Giovanni Serao, Salvatore Folmi, Bartolomeo Diana, Luigi Russo, Angelo Vitale, Ernesto Del Villano, Giuseppe D’Angelo, il già citato Giuseppe Piccolo, Patrizia Frasca e Antonio Pannullo.
Per altri, è stato disposto il divieto temporaneo, per dodici mesi, di esercitare attività imprenditoriale: tra questi Giovanni Battista Lapolla, Regina Claudia Dos Santos, i Cacciapuoti, Alberto Giardullo, Giovanni Esposito, Aurelio Esposito, Giovanni Fabozzi, Carmine Del Mastro, Irfan Liaqat, Mohamed Sabir, Afrim Daka, Hassan Raza, Andrea Licata, Pasquale Maodio e Marco Pannullo.

Gli indagati – originari di San Cipriano, Casal di Principe, Teverola, Casaluce, Frattamaggiore e della provincia di Bologna – sono accusati a vario titolo di associazione a delinquere, emissione e utilizzo di fatture false e riciclaggio.

I 29 raggiunti dal provvedimento sono da considerarsi innocenti fino a una sentenza definitiva di condanna. Tra i difensori figurano, tra gli altri, gli avvocati Domenico Della Gatta, Ferdinando Letizia, Pasquale Diana e Mirella Baldascino.

Contestualmente all’esecuzione delle misure, sono state eseguite 40 perquisizioni, anche con l’impiego di cani addestrati al fiuto del denaro: sono stati scoperti circa un milione di euro in contanti nascosti in freezer e camini, insieme a orologi Rolex e a un lingotto d’oro da un chilo.

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