MILANO – Il Fondo monetario internazionale si prepara a sforbiciare le previsioni di crescita globali, con le guerre commerciali in corso tra Usa e Cina, ma anche tra Usa e Ue, che rischiano di ‘bruciare’ in due anni ben 700 miliardi di dollari di Pil globale. L’allarme lo lancia il nuovo direttore generale dell’Fmi, la bulgara Kristalina Georgieva, che debutta così sul palcoscenico mondiale dopo aver sostituito la francese Christine Lagarde, che dal mese prossimo guiderà la Bce. Georgieva approfitta della sua prima uscita a Washington, a una settimana dagli ‘Annual Meetings’ del Fondo, per richiamare tutti alla responsabilità. Anche sul fronte dell’emergenza dovuta al cambiamento climatico. E spinge per una ‘carbon tax’ globale.
La stagnazione dell’economia
L’economia “è ora in una fase di rallentamento sincronizzato”, afferma Georgieva. Che vede per quest’anno una crescita che “scenderà al suo tasso più basso dall’inizio del decennio”. La prossima settimana l’Fmi diffonderà il suo nuovo World Economic Outlook. “Mostrerà revisioni al ribasso per il 2019 e il 2020”, anticipa la nuova numero uno del Fondo, che parla di tagli alle stime sul Pil per il “90%” dei Paesi interessati dal rapporto.
Georgieva lancia l’allarme
D’altra parte, continua Georgieva, i rischi possono portare a una situazione peggiore persino della crisi finanziaria di dieci anni fa. “La nostra nuova analisi – afferma – mostra che se si verificasse una grave recessione, il debito delle società a rischio di insolvenza salirebbe a 19 trilioni di dollari. Ovvero quasi il 40% del debito totale in otto grandi economie: questo è un livello al di sopra di quelli visti durante la crisi finanziaria”.
I rischi
In ogni caso la crisi dei dazi “potrebbe comportare una perdita di circa 700 miliardi di dollari entro il 2020, pari a circa lo 0,8% del Pil”, avverte la leader che arriva dalla Banca Mondiale. Che richiama le grandi economie del mondo a risolvere le controversie per ritornare a una gestione multilaterale delle crisi. “Dobbiamo lavorare insieme, ora, per trovare una soluzione duratura agli scambi” commerciali, dichiara Georgieva. Che aggiunge che “i Paesi devono affrontare le legittime preoccupazioni relative alle loro pratiche commerciali” come “gestire i sussidi, nonché i diritti di proprietà intellettuale e i trasferimenti di tecnologia”. Certo, ammette l’economista, servirà cambiare qualcosa guardando alla rivoluzione digitale.
La questione climatica
Infine, la questione climatica “è una crisi da cui nessuno è immune e ognuno ha la responsabilità di agire”, è il monito di Georgieva, che sottolinea che “una delle nostre priorità all’Fmi è di assistere i Paesi che riducono le emissioni di carbonio e diventano più resistenti al clima”. Per la capa dell’Fmi serve alzare il “prezzo medio del carbone di 2 dollari per tonnellata”. Perché “limitare il riscaldamento globale a un livello sicuro richiede un prezzo del carbonio significativamente più alto. Alcuni Paesi hanno adottato una strategia semplice: tassare il carbonio”.
(AWE/LaPresse/di Lorenzo Allegrini)