Washington (LaPresse/AFP) – Stati Uniti alle urne per le elezioni di Midterm. I cittadini sono chiamati a rinnovare i loro rappresentanti al Congresso in un voto che è considerato un referendum su Donald Trump, in un Paese profondamente diviso. Due anni dopo quella sera dell’8 novembre 2016 in cui, nella sorpresa generale, il miliardario di New York fu scelto per la Casa Bianca, i democratici sperano di prendersi una rivincita politica. Almeno parziale, prima delle nuove presidenziali del 2020. Se il nome di Donald Trump non compare su nessuna scheda elettorale, sarà comunque nella mente di tutti. Dei suoi sostenitori entusiasti come degli accaniti oppositori.
È stata un tour des forces fino alla fine la campagna di Donald Trump. Che solo nell’ultima giornata pre elettorale ha messo in fila comizi ‘Make America Great Again’ a Cleveland in Ohio, a Fort Wayne in Indiana e a Cape Girardeau in Missouri, dove era accompagnato dalla figlia Ivanka. “La sicurezza e la prosperità sono in gioco in questa elezione”, ha detto in quest’ultimo incontro. A poche ore dall’apertura dei seggi le agenzie di intelligence hanno messo in guardia gli americani dall’ingerenza di agenti stranieri, “la Russia in particolare”. E Facebook ha annunciato di avere bloccato 115 account. Di cui 30 sulla piattaforma Facebook stessa e 85 su Instagram di cui è proprietario, che potrebbero essere legati a entità straniere e servire a interferenze nelle elezioni Usa.
Votazioni molto importanti per il Presidente americano
I primi seggi apriranno alle 6 locali (le 13 in Italia) in diversi Stati della costa est. In gioco ci sono i 435 seggi della Camera dei rappresentanti, un terzo di quelli del Senato (35), come pure i posti di governatori in oltre 30 Stati, dalla Florida all’Alaska. Il Congresso è attualmente controllato per intero dai repubblicani. Nei sondaggi, i democratici sono considerati favoriti per ottenere la maggioranza alla Camera, mentre i repubblicani dovrebbero conservare il controllo del Senato. L’incertezza però è reale perché dai sondaggi emergono risultati con margini troppo stretti in una ventina di circoscrizioni per potere dire con certezza chi sarà il vincitore. Mettendo in guardia i sondaggisti già prudenti dopo la ‘sorpresa Trump’ del 2016.
Segno del grande interesse suscitato da queste elezioni. Già oltre 30 milioni di schede erano state depositate lunedì con il voto anticipato. Un dato nettamente superiore rispetto ai circa 22 milioni registrati il giorno prima del voto in occasione del Midterm nel 2014.
Le elezioni di metà mandato sono tradizionalmente delicate per il presidente in carica. Due anni dopo l’arrivo di Barack Obama alla Casa Bianca, i democratici avevano subìto una sconfitta, pagando in particolare il dibattito sulla riforma sanitaria. Ma la perdita della Camera, nonostante i dati eccellenti dell’economia americana, sarebbe una battuta d’arresto personale per Donald Trump. Visto che ha reso questo appuntamento elettorale un test per la sua popolarità.
I democratici accusano Trump di essere un bugiardo
Il magnate dell’immobiliare, che aveva avviato la sua campagna per le presidenziali 2016 trattando gli immigrati messicani come degli “stupratori”, ha nuovamente optato quest’anno per un messaggio ansiogeno sull’immigrazione: “C’è un’invasione”. Martella da settimane a proposito dei migranti centroamericani che sono in viaggio in carovana attualmente in Messico, verso la frontiera Usa. Quanto ai democratici, hanno fatto campagna sulla difesa del sistema sanitario. Ma scommettono anche su una bocciatura di Trump, che sono in tanti a definire apertamente un bugiardo e catalizzatore delle recenti violente razziste e antisemite.
Secondo l’ultimo sondaggio realizzato da SSRS per Cnn, Trump ha di che preoccuparsi per il voto delle donne: il 62% di loro sostiene i democratici. Sembrando anticipare una possibile sconfitta alla Camera, da giorni il tycoon dice che si è concentrato principalmente sul Senato. La scheda elettorale del Senato, quest’anno, gioca a favore dei repubblicani: il terzo dell’aula che si rinnova quest’anno riguarda infatti degli Stati a maggioranza conservatrice. Sui 35 seggi in ballo, i senatori uscenti più in difficoltà sono i democratici di North Dakota, Indiana, Montana e Missouri.
Il 3 gennaio del 2019, dunque, gli Stati Uniti potrebbero ritrovarsi con un 116esimo Congresso diviso. Il che potrebbe paralizzare il programma del 45esimo presidente Usa fino alle prossime presidenziali del 2020. Al cuore di uno dei duelli più seguiti di questa tornata, il candidato Dem per il Senato Beto O’Rourke si è mostrato fiducioso lunedì mattina, nonostante lo scarto che lo separa dal repubblicano Ted Cruz nei sondaggi (+6,5%). Gli elettori “decideranno non solo il futuro del Texas ma anche quello del Paese”, ha detto il 46enne, astro nascente Dem, parlando a un comizio a Houston.